di Giuliano Kremmerz
VI
Le religioni ebbero origine dall’idea di legare, le masse travagliate dalle passioni bestiali, ai tipi divini, per il governo loro e per modificarle alla vita sociale. Ebbero origini teocratiche o formarono, dopo la loro nascita, delle teocrazie. Le due grandi religioni vive, teocratiche o no, il cristianesimo e il buddismo ci trasportano ad un eccesso antiscientifico: lo spiritualismo, l’uomo spirito, che la logica umana ripudia.
Comprendo che l’uomo-spirito è una idea seducente e una nobile fantasia; ma con questo non escludo che sia una eresia scientifica della scienza sacra.
Ogni eccesso è disquilibrio delle facoltà.
Stabiliamo alcune idee fondamentali, per prepararci.
Che cosa è l’uomo? Un vestito di carne e una mente che ragiona, osserva e concepisce le idee.
Non entriamo in tutto quello che han detto filosofi e religiosi.
La chiesa ci dice anima e corpo.
Lo spiritismo afferma esistere un corpo, un perispirito, uno spirito.
La teosofia buddica ci divide in sette parti.
Noi ci sentiamo uno. Bisogna compiere uno forzo atletico per arrivare a sentire in noi un quid diverso dal corpo, che chiamiamo mente.
In latino, ‘mens’. ‘M’ accorciativo di ‘meus’ ed ‘ens’ participio di ‘esse’. Mente, dunque, pei nostri padri dovette significare il mio ente, la mia entità pensante, entità coscienza.
La ‘psiche’ e il ‘logos’ dei Greci non si spiegano che così.
Scientificamente: un corpo organizzato, vivente, con funzioni autonutritive e di ricambio e un cervello che è ritenuto il laboratorio delle idee. Le idee sarebbero trasportate dal mondo oggettivo a noi per meno dei cinque sensi. Il cervello, centro delle sensibilità, prende le idee dai veicoli sensorii e le elabora e le ritiene.
Tutto sommato noi siamo materia grigia cerebrale; perché se non avessimo cervello, non avremmo la coscienza di noi stessi. Quindi la nostra individualità morale e intellettiva, partorita dal cervello, è la mente: dea Minerva dal cerebro di Giove.
Questa bella Dea è il risultato specifico delle idee che arrivano al cervello per mezzo delle sensazioni? O è indipendente da queste e sopravvive al corpo fisico?
Alcuni dicono di sì; altri lo negano.
Non credete a nessuno. Non esiste scienza che non debba stare ad un controllo di esperienza. Possiamo dire: “noi sappiamo” quando la nostra esperienza personale ci rassicura. Né è il caso di credere anche a chi lo avesse provato sull’ individualità propria, perché voi potreste avere una mente che sopravvive e io no, o viceversa.
Alcuni citano le religioni: fonti sospette. I preti in buona fede possono aver sognato, ed in mala fede avranno voluto accaparrarsi una cerimonia funebre per tenerci gabbati.
Bisogna leggere profondamente un sol libro, il proprio.
Queste affermazioni non dovete accettarle dalla mano di nessuno, né metterle come base di scienza.
Ne discorrerete dopo che avrete studiato e praticato. Per ora consideratevi come una unità.
Dite: “uno è il Mondo Universo e Uno sono io”.
Se io mi assorbo in un pensiero, sono mente; se io mangio e digerisco sono uomo. Ma siccome l’una funzione non è mai indipendente dalle altre, io sono uno.
L’uomo aspirante alla sua integrazione, deve ragionevolmente sviluppare tutte le sue unità, non i soli piedi o il solo stomaco o il solo naso. E questo è il nodo della questione sul quale richiamo la vostra perspicacia: l’iniziatura ad una scienza reintegrativa, non è a confondersi con le teosofie e le religioni che vogliono mutare l’uomo in un angelo che suona il liuto innanzi al trono divino; ma più modestamente aspira a che la bestia intelligente uomo si sviluppi fino alla purezza dei suoi poteri, sovrano del suo destino e libero e giusto padrone delle forze latenti e note che natura gli ha dato.
Se un sistema di medicina volesse ridurre tutto l’organismo umano al solo eccessivo sviluppo della sensibilità nervosa, non creerebbe la sanità del corpo. Così l’ipotesi religiosa ha dato per risultato tanti soggetti da manicomio che poi furono santificati per ammirazione delle nevropatie di tutte le forme nella storia della fede. Comprendo che vi furono dei matti generosi e veramente eroici per la loro azione sociale in tempi difficili, ma ve ne furono mille altri delinquenti raffinati dalla teologia che fanno disonore non solamente al paradiso, ma all’umanità.
Giuliano l’Apostata, che fu iniziato ai veri, non concepiva perché il paganesimo integro ed esuberante della iniziatura romana dovesse sostituirsi con una eresia antimagica, che preparava alla morte e non alla vita e che si chiamava cristianesimo appunto per un simbolo di morte.
La mente umana deve disporre del corpo fisico e non lasciarsi soggiogare da esso, senza riparo e per fatalità, e il primo, potere che sviluppa la mentalità è quello di comandare, alle forze che prevaricano, di arrestarsi.
Questo, lo stato della civiltà sociale odierno, già lo dà ai migliori educati, poiché educazione pratica è quella di non lasciarsi trascinare dalla prepotenza degli istinti.
Ma voi, uomini di vita e di acume, non crediate che chi appare così, sia così.
Oggi l’educazione, più che reale di predominio della mente sul corpo, è di ipocrisia che nasconde abilmente l’intemperanza degli uomini che più appaiono fortemente armati alla lotta.
Invece, per l’uomo che vuoI evolvere dallo stato animale allo stato integrale, il potere inibitorio della mente sui sensi deve essere reale non apparente. Colui il quale, viceversa, si fa dominatore dei sensi per spegnerne le funzioni fino al punto che il giorno in cui se ne vuol servire li trova atrofici, è semplicemente un nevrastenico infelicissimo.
Da qui vedete quale abisso separa le due cose, magia e religione. L’asceta e l’iniziato si spogliano entrambi della necessità di amare. Il primo si rende incapace, il secondo volontariamente astemio.
VII
Niente formole. Amici miei, la scienza è anche temperanza di parole.
Vuoi condurti bene? Sii temperante di pensieri, sobrio nelle azioni. Considera il tuo simile come carne delta tua carne: carità viene da ‘caro’ che è carne. Domina i tuoi sensi e non fare che prendano il sopravvento alla tua ragione. Usa delle cose in ragione della tua potenza di usarne. Non arrivare alla sazietà di nessuna cosa che desideri. Non preferire di parere e non essere: sii per te. Non ambire ciò che è degli altri per vanità e per utilità tua. Ambisci e pretendi se hai la coscienza che farai meglio e sarai utile agli altri. Ripudia tutto ciò che ti pone al di sopra delle mediocrità in mezzo alle quali vivi, perché gli altri non t’invidino come un’ingiustizia vivente. Non considerare il lavoro come una pena, ma come il tuo contributo alla vita dei tuoi simili in società… leggete i Versi di Oro di Pitagora e troverete il galantuomo evoluto dei tempi nostri. Quindi non domando eccessi, se tutto si riduce qui.
La pace sia con voi.
Perché la pace alberghi in voi, occorre che fisicamente siate sani e temperanti nella vostra mente e adattabili o adatti all’ambiente in cui vivete. L’ambiente della nostra vita di pace non tutti possono scegliere; la lotta per l’esistenza, gli errori volontari, le necessità imposteci dalla grande società in cui si vive, spesso ci opprimono.
Non avendo saputo o potuto scegliere l’ambiente di pace, non potendo e non sapendo rinunziarvi perché i nostri errori dobbiamo espiarli ad uno ad uno, bisogna agire su di esso per modificarlo con la pazienza, coll’esempio, con la
tenacia.
Il più attivo mezzo per rendere innocuo un ambiente in cui vivete a disagio è di staccarvene mentalmente. Qualunque
cosa voi possediate vi possono togliere o avvelenare o ferire: anche i vostri pensieri se non vegliate.
Staccandovene mentalmente, come di cosa che non deve, né può offendervi e sentendovi dotati della missione di tollerare quelli che a voi sono inferiori e molesti o obbligarli per volontà a non toccare la vostra quiete, voi avete vinto e avete prodotto un bene.
I maghi della tradizione, quando vogliono conservare la loro integrità contro gli spiriti e le creature del male, si chiudono in un cerchio che tracciano con una spada.
Circondate le vostre persone di cerchi ideali, con un ramoscello di olivo e dite: “gli ingiusti non arriveranno a intaccare il mio equilibrio”. Se voi invece di essere come ora siete, sarete arrivati ai primi passi della pratica di questa arte nostra sublime, saprete che Ermete vi dirà la parola che calma i cani che abbaiano e rompono il sonno alle persone giuste o vi darà il potere di non sentirli latrare.
Nella vita fisica usate di tutto e astenetevi di tutto a volontà. Niente eccessi. Nella vita morale sopportate gli animali molesti che vi circondano e le noie quotidiane. Se siete pazienti imparerete a mettere una museruola ai primi e riparo alle seconde.
Non siate mai ingiusti, e, dimenticando che siete nutriti di cristianesimo che ci ha fatto giustificare tante menzogne, imparate ad essere sempre sinceri con voi. Chi dice la verità a sé stesso sentirà la verità dagli altri. Ricordatevi che il nostro laboratorio è in noi e dobbiamo vedervi chiare come alla luce del sole.
Essere sinceri con se stessi è cosa difficile. Se arriviamo a spogliarci delle passioni, ci avviciniamo alla verità. Con le passioni che ci tormentano è inutile pensarci.
Con un regime sobrio di vita, senza eccessi, il corpo si fortifica. Se siete ammalati, digiunate. Rivolgete questo regime alle passioni e ai desiderii. Le passioni (da ‘passio’) sono sofferenze per desiderii non conseguiti o non soddisfatti abbastanza.
Desiderate sobriamente, e, quando il desiderio eccede, astenetevi.
Questa ginnastica vi rende padroni di voi. Così potrete acquistare l’abito della sincerità e dire a voi stessi: “io sono un uomo debole e devo correggermi”, o “io sono un pigro e devo esser solerte”, o “io mi sento un satiro e voglio diventare un uomo”.
Quest’ultimo esempio vi indichi che ciò che più ci allontana dalla integrazione dei poteri umani, il peccato peggiore, è
il desiderio della voluttà, la cupidigia del possesso sessuale. è la cosa che fa scendere l’uomo civile al livello dei mandrilli.
Dunque, mi domanderete, bisogna essere della scuola di S. Antonio Abate e casti come anacoreti per pervenire? No, miei cari amici, bisogna non prostituirsi mai, perché l’uomo e la donna si prostituiscono e scendono dai piedistallo umano quando si danno per la carne. è come il vizio della gola. Il bisogno di vivere ci deve provvedere il cibo che ci appetisce, ma senza il bisogno già soddisfatto, se mangiamo per sentire il sapore delle vivande, siamo dei maiali con l’apparenza umana. Analogicamente è la prostituzione dell’uomo, nel quale non è l’appetito prettamente fisico che lo deve determinare ad una soddisfazione degli istinti; mai un desiderio impuro turbi la vostra carne, e sempre impuro considerate ogni desiderio sessuale in cui la respirazione della materia più grave vi chiama al sacrificio della vostra dignità di uomo o di donna.
Considerate la cupidigia non come i cristiani cattolici, ma come gli uomini più evoluti.
Una delle cose più aristocratiche della vita umana è la propria donazione intera, in un attimo di oblio dell’universo, perché in quell’attimo tutto l’universo sfavilla e vibra in noi. è aristocratico e divino quando un amore vero, profondo, intenso, che è comprensione, è luce, è manifestazione di un mondo nascosto agli occhi delle bestie, ci domanda il sacrificio dell’atto nella sua nobiltà di pensiero e d’immagine. è la più sozza delle cose, quando l’amore vero e immenso è assente e la lascivia dell’ozio e del sangue ci infanga.
Quindi intendetemi e separatevi dalle forme religiose che questo non hanno inteso mai; è prostituito il sagramento del matrimonio quando il prete benedice una coppia che si unisce senza amore; è rotto lo stesso sagramento in cui l’amore che unisce una coppia di sposi ne ha disertato la casa; è benedetto da tutti i numi del cielo olimpico ogni aristocratico olocausto in cui l’uomo non oblia che è il dio vivente e vissuto.
La legge ebrea dice: “non fornicare”.
La chiesa del cristo: “non fornicare”.
Chi ve lo spiegherà in modo così chiaro e preciso come io ho fatto? Dunque intendetemi e intendete voi stessi.
E conchiudo: un uomo normale, non paranoico, non nevrastenico, sano di cuore, senza arterio-sclerosi incipiente, di buona digestione, senza reumi, non scrofoloso, privo di qualunque origine di lue, resistente alle otto ore di lavoro, intellettuale relativamente alle funzioni sociali che compie nella vita, è un perfetto tipo di uomo-animale, civile o meno.
Per essere uomo aspirante alla integralità ideale, che è la conoscenza delle forze latenti in noi, delle leggi di armonia che ci legano alla natura universa e alle sue forze o ignorate o mal definite, uso cosciente delle forze e produzione di fenomeni intelligenti fuori e dentro di noi, padronanza di tutte le forme di manifestazioni dell’ermete o del lucifero, che in noi si appalesa in forma normale e continua, bisogna che la mente domini in maniera assoluta l’animale e ne disponga a suo piacimento. In questo bisogna assolutamente allontanarsi dalle forme religiose in cui l’entità mentale e morale dell’uomo mira a liberarsi dalla tirannia del corpo fisico, per realizzare una mostruosità ipotetica di un uomo-spirito senza corpo materiale pesante.
VIII
Questi presso a poco gli argomenti delle prime conversazioni. Poi piovvero i dubbi, le osservazioni, le brevi critiche. Chi ritorna dalle sconfitte intellettuali è pauroso di inciampare nella pania.
“E crede lei che con tanto poco si arrivi al miracolo? E io non credo più ai libri stampati e alle cose fatte per il gregge! Ma ci vorrebbe il maestro che c’insegnasse e ci dicesse pane il pane e latte il latte! E poi che succederebbe dopo? Garantirebbe lei che ci troveremo in buona compagnia?”.
Pare poco, è vero, il tanto che ho detto. Pare poco agli uomini colti e pochissimo agli incolti, ma l’errore è nel considerare l’integrazione dei poteri umani, cioè la divinizzazione della bestia uomo, come un impiego nelle ferrovie dello Stato o nelle poste del Regno. Pretensioni buffe in bocca a persone che hanno studiato lo scibile noto; aspirazioni da cretini in chi non ha aperto mai un libro. O completate in voi il quadro reale della mèta altissima che vi proponete, o non abbiate il desiderio di farvi ridere sul muso. Datevi piuttosto agli studi psichici nel senso comune sperimentale, assistete a delle sedute con dei medii, osservate bene, discutete, litigate magari sulla gamba di una sedia e sullo scoppiettio di una tavola, ma non parlate, non desiderate, non ambite parlare di magia, di integrazioni, di perfettibilità. Questa è cosa altissima tra le alte. è rappresentata nella sacra cabala dalla corona: corona di Salomone e di Zoroastro che parecchi confondono con quella di cartone indorata che i comici pongono sul capo di Saulle nel recitare la tragedia dell’Alfieri.
La scuola che qui, in Italia, fondiamo come cosa essenzialmente latina, deve avere per minima misura il massimo buon senso. Gli altri non vi hanno dato niente, io vi darò una virtù grandissima come guida, cioè di ridurre le cose alle dimensioni normali e non desiderare l’impossibile, e non pretendere di diventare da sera a mattina un fenomeno
da baraccone. La. giusta padronanza di sé, l’equilibrio, il disinteresse, l’elevatezza dei sentimenti, il tacere, non vi fanno mutare da scimmie in dei dell’Olimpo, cui tutto sia lecito, senza sapere che anche gli dei non possono far tutto.
Evocate con gli antichi rituali, se li sapete, un genio come quelli delle Mille e una notte; egli si presenterà col dirvi: “tutto ti accordo che tu domandi, se è nel mio potere”. Insegnamento questo che vale un tesoro: neanche i geni a cento ali e a mille occhi possono far tutto. Il Filalete al capitolo X del suo “Introitus”, scrive “de sulphure quod est in Mercurio sophico”; basta per capire che voi otterrete secondo quello che avrete nel sacco. Perché alcuni giovani bravissimi sono negativi allo studio delle matematiche o delle lingue, e scelgono professioni che più si adattano alle loro facoltà?
Così non bisogna pretendere, non si può pretendere che tutti possano arrivare a porti lontanissimi. Il mare dell’ignoto è immenso: v’è chi viaggia nei veloci transatlantici, chi sulle navi a vele contentandosi delle raffiche, chi sui battelli da pesca, chi sulle zattere. Pievano Arlotto direbbe: “Il Signore dà secondo le forze vostre”.
Io dirò: “Otterrete secondo il vostro valore”.
Poiché sopratutto importa che l’Ermete si manifesti, la Luce dell’ Ermete vi porterà alla integrazione, perché comincerete a vedere il mondo esteriore ed interiore in un modo e con sentimento diverso da quello che voi stessi vedevate ieri, ed io ho detto che la nostra dev’essere Scuola integrale, non setta, non chiesa, non sinagoga, non pulpito. Scuola è metodo investigativo, è educazione, è allenamento indipendente e superiore a tutti i mondi favolosi della religione e delle confraternite da essa dipendenti. Imparare a vedere la vera faccia delle cose al raggio d’una luce nuova, come non la si concepisce dai filosofi ordinari, non dagli indifferenti, non dai materialisti, fuori tutti i cieli fatti per le turbe, fuori il paradiso cristiano e il labirinto vedico, è un primo grande miracolo di trasmutazione. Scuola Italica che ricorda le astrazioni integrali di Pitagora coi valori dei numeri, astrazione di valori assoluti indipendenti da ogni forma mistica. Allora il maestro appare a voi, su di oi, in voi e innanzi a voi. è il Maestro Ignoto o Spirito Sconosciuto della teosofia marinista… e forse un po’ gli alti maestri del Tibet della teosofia neo-buddica di moda.
La scuola Integrale Ermetica, italica, deve avere il carattere della impersonalità e della non fede nella parola del docente. Io potrei dirvi come Ireneo: “quae scio scribo sed non vobis”, posso dirvi che le cose le so e non le racconto a voi, perché crediate, ma vi insegno la via perché possiate arrivare alla conoscenza di esse senza il necessario bisogno di sentire quello che a voi non è provato. Provatevi a penetrare bene, ermeticamente, i simboli.
[continua]
Giuliano Kremmerz
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