di Giuliano Kremmerz
XII
Per intendere questa roba, direte voi, occorre l’equilibrio, la sobrietà, la luce ermetica? Ma son cose che qualunque persona, più o meno intinta di teosofia può capire e stemperare in un volume!
Sì, ma non comprenderle. Per comprenderle come io intendo, occorre che altro sale vi entri in zucca, perché invece di farne scaturire disquisizioni voluminose, voi potete e dovete trovarvi la legge del miracolo a cui aspirate – al miracolo per eufemismo che cangia voi uomini in superuomini – e vi da i poteri delle virtù.
Poiché in questo pregovi di credermi: non esiste conquista di verità che non conferisca con l’esercizio di essa un potere o su di voi o sulle cose o sulle nature a voi inferiori. La integrazione dovete intenderla non arcadicamente cantando pastorali e facendo filosofie, ma acquistando il diritto e la forza di servirvi della verità rapita ai cieli secreti della natura.
I santi del cristianesimo, i santoni dell’islamismo, i perfetti tra gli indiani, hanno ed hanno avuto dei poteri. Ciò significa che qualche cosa di sopra ai cristi, ai maometti e ai buddi, è comune a tutti i popoli della terra: la legge della integrazione. La scuola nostra ne dovrebbe far ricerca col metodo del proprio laboratorio portatile degli alchimisti: su di sé ed in sé, fuori tutte le relatività dei miti e degli altari. Dove il gesuita può vedere la mano di Stanislao Kotska, e il prete l’intervento del quadro miracoloso di Valle di Pompei, voi dovete intuire la legge del miracolo apparente cioè di un fenomeno che la volgarità dell’uomo non ancora può produrre a volontà – e non l’infrangimento delle leggi di natura.
E’ l’Ars Magna, Grande Arte, la pratica. è la alchimia o superchimica delle trasmutazioni delle bestie in dii; è l’unguento prezioso che fa diventar asino un uomo che voleva mettere le ali d’aquila; è la rosa che ridona il sembiante umano e sacerdotale all’asino di oro.
Questa dottrina ermetica si completa con l’ideografia dei rituali di magia, cose a primo aspetto balorde, ma che il vostro progresso vi fa guardare con occhio scrutatore, affinché nel nome del demone vediatequale secreto si nasconda e quale fondamento ha la pratica. Ecco perché la coltura mentale aiuta la decifrazione delle cose vecchie, rancide, di forma arcaica, di cui per erudizione è bene saper molto; per metodo e intendimento però bisogna rifuggire il più lontano possibile dal fare, su di esse, apprezzamenti e considerazioni sciocche, perché al lume delle odierne cognizioni non si possono valutare cose che devono, per essere spiegate, scaturire da altra preparazione. Il suggello di Salomone, che è passato nel regno delle fiabe che si raccontano ai fanciulli, si traduce e si incontra in un geroglifico magico che si trova nelle chiese, sul frontespizio di molte bibbie, e perfino nelle logge massoniche. Ridere di quelle sei linee ornamentali è facile ed è giustificabile per chi non ne capisce il senso. Ma se Ermete ve ne sveglia il significato, voi capirete perché tutti gli spiriti delle leggende buie hanno confessato sempre il più sacro terrore per un suggello simile che chiude in una morsa di acciaio tutte le nature demoniache ribelli. Infatti chi ne sa la pratica, e ne conosce perfettamente l’uso, non può aver paura degli spiriti e delle entità di qualunque origine.
Io mi son domandato tante volte perché persone erudite e intelligentissime hanno guardato tutti i segni che stanno nelle opere di Cornelio Agrippa come delle sciocchezze grafiche che non hanno nessun valore; neanche i così detti medii scriventi che tante volte involontariamente ed in istato di prima ipnosi tracciano incoscienti e considerano tali segni come di nessun valore. E se un valore l’avessero e grande?
Ma lasciamo correre per l’Agrippa: ebbe troppa fama di incerta fede – perché fece, come si direbbe oggi, lo spiritista alla Allan Kardec e se ne dovette dolere – ma gli eruditi che hanno letto la steganografia di Tritemio, che hanno fermato il loro sguardo sul solo titolo del libro e non si sono arrestati a giudicare l’opera come un mezzo qualunque di corrispondere con altri assenti in linguaggio convenzionale? Giovanni Tritemio, abate benedettino, maestro di magia naturale perfettissimo, come è stampato sull’edizione di Darmstad del 1621, ad occhio e croce è classificato tra gli autori dei cifrari telegrafici moderni. Non l’hanno letto. Se l’avessero aperto vi avrebbero trovato (a pag. 81) trentuno ideogrammi di spiriti, e (a pag. 138) nientemeno che il giuramento che deve fare il discepolo al maestro prima di imparare quest’arte – ars per occultam scripturam animi sui voluntatem absentibus aperiendi certa – e (a pag. 139) anche uno scongiuro che il maestro deve dire prima che il discepolo entri nel secreto dell’arte – coniuratio che comincia con questi versetti di una lingua ignota: “Mesari cosmeniel archea fameor critas, Drico mosayr usio nos veso tureas…”.
Era il maestro perfettissimo, e sopratutto, un abate, un matto o un ciarlatano? o uno scrittore di frottole la cui chiave non si otteneva senza giurare per sanguinem Domini Nostri Jesus Christi...?
Perciò io desidero un insegnamento teorico in forma piana, spoglia di ogni ebraismo, parco di lunghe filosofie, senza critiche vuote e parolaie prima di aver praticato e capito sotto qual punto di vista debbono interpretarsi le cose che per noi non hanno senso conosciuto, fino a quando non ne comprendiamo il significato. Non sono grafiti molto curiosi pei bambini i geroglifici delle colonne egizie?
XIII
E vi farò innanzi tutto comprendere una cosa che invano cercherete di capire nei libri classici, che: gli antichi conoscevano e praticavano due magie, la eonica e la trasmutatrice, la prima isiaca, cioè lunare, la seconda ammonia, cioè solare.
Per avere un concetto esatto delle due magie, bisogna comprendere che cosa voleva indicare il sole e che cosa la luna, Amun-Alzobar e Iside-Astarte[1].
Amun, dio solare, è dipinto così in uno scongiuro magico: “Tu sei il bello e splendente imperatore della terra, hai le corna del maschio caprone che dà il latte alle pecore, sei la forza che cangi l’arena in oro, la pietra dura (silice) in gemma, e tutto trasmuti in ceneri uomini di oro e terra preziosa (sic); tu fai il fulmine e dissipi il fulmine, dai l’acqua ai fiumi e sangue alle vene; tu fai invincibile il leone, tu calmi le tempeste in mare, tu tocchi e generi, tu tocchi e rendi sterile; tu sei il fortissimo trasmutatore che tutte le dee amano e temono”.
Si comprende da questa traduzione approssimativa che la forza attiva della natura in tutte le sue trasmutazioni attive era Amun o Sole.
Iside Astarte è dipinta così: “Bella,la più bella dea, utero di oro, che Amun ha baciato (impregnato), le tue poppe innumerevoli sprizzano latte, e ogni goccia del tuo latte è una mutazione di grazia; i tuoi occhi fontana di luce perché Amun il vittorioso vi ha raddolcito (temperato) il suo fuoco….”
Nella dea era l’azione della trasmutazione nel periodo gestatorio della sua manifestazione reale, di cui un utero Iside-Astarte o Luna s’incaricava.
Quindi due magie che prendono nome dai due fattori della realizzazione: “Ammonia” la magia della forza capronica capace di imporre la trasmutazione nel mago e fuori. “Isiaca” quella che utilizza le forze come le trova e pei fini a cui possono servire.
Alla prima non è possibile pensare per ora, è la magia dei pochissimi che arrivano vivi ad essere dii o numi. è della seconda magia, magia bianca o lunare, argentea e quasi di forma religiosa, di cui noi ci occuperemo largamente e liberalmente: quelli che percorreranno trionfalmente tutta la magia eonica troveranno l’iniziatore ammonio che li aspetta.
Perché la magia lunare si chiama eonica?
Perché si fanno e si ottengono realizzazioni per mezzo degli eoni.
Eoni vuol dire esseri o enti.
Enti visibili o invisibili, ogni essere che arriva alla nostra cerchia attiva noi utilizeremo per un atto benefico. Questi esseri non sono spiriti di morti che per noi non esistono, sono spiriti vivi che la nostra volontà di amore ci richiama. Sono maschi, sono femmine, sono più o meno evoluti o evolutissimi, sono capaci di evolvere fino alla perfezione.
Spero che non crediate che io voglia velarvi delle verità e che m’ingolfi in un simbolismo poetico, perché gli eoni non sono ipotesi, ma realtà, e bene o male l’Ermete vostro ve li farà intuire e sentire, forse ne conoscerete qualcuno personalmente in visione tangibile e quasi umana.
Se noi cinque ci riuniamo e colleghiamo in catena, formando una costellazione di luce, intorno a noi, piano prima, rapidamente poi, si avvicineranno gruppi di eoni che, attirati dalla umanità dell’opera nostra, non domandano di meglio che di essere comandati e compensati. La nostra opera isiaca se ne avvantaggerà e se ne servirà nei molteplici casi in cui il loro intervento è utile. La scuola fa la sua pratica collettiva. Essi sono forze e sono intelligenti. Per amore servono. Per odio intralciano ogni cammino e sono nemici implacabili di coloro che rompono e violano i patti. Imperfetti di fronte all’uomo integrato nei suoi poteri, sono obbedienti all’imperio magnetico dell’uomo. Non sono angeli, perché gli angeli nella forma con la quale ce li presenta la religione, non esistono. Non sono diavoli come ce li dipingono i mistici. Sono degli esseri che analogicamente all’uomo vivono in un ambiente che solo Ermete può lasciare penetrare a coloro che gli saranno fedeli. E sono le uniche entità compagne dell’uomo che stanno sulla terra che è il nostro grande teatro. Più in su non vi sono che le intelligenze ammonie che percepiscono la sintesi del mondo e figuratamente si dice che vedono dio.
Tutte le religioni, tutte le tradizioni popolari ci danno la certezza di esseri non terreni o almeno di origine non terrestre che si avvicinano all’uomo e possono entrarvi in contatto. Il cattolicesimo specialmente e i teologi cristiani se ne sono occupati con fervore, con sottigliezza, con ampiezza, distinguendoli, classificandoli, dando loro virtù, specializzandoli.
Dio ci guardi dagli esploratori del regno divino – specie quando avessero, come li hanno avuti, bargelli e carceri per chi non credeva!
Il concetto dell’Intelligenza, dello Spirito, dell’eone e del genio secondo la intuizione cabalistica e magica non ha niente a che vedere con le discussioni dei santi sulla costituzione del corpo degli angeli, e sulla differenza di questi dal corpo dei demoni. Sono matasse ingrovigliate da opinioni tutte sante, tutte buone, tutte rispettabili, ma che non ci riguardano. La concezione di quelle nature speciali, extra umane, extra planetarie, nebulose e mistiche, non ci tocca per ora che come curiosità.
Nel Palagio degli Incanti del Gentiluomo teologo Vicentino Di Strozzi Cicogna, si legge: “è cosa molto difficile il voler trattare che cosa siano gli angeli perciocché per dimostrazione naturale non ne possiamo sapere, si può dir nulla, e per scienza rivelata dalle scritture sacre assai poco”.
Nonpertanto il valentuomo vi si indugia per una gran parte del volume. Non vi è mai tanto da dire quanto si può dire sugli argomenti ignoti alla scienza diretta dell’uomo. Ma di più: vi è molto da battagliare quando vi sono legioni di scrittori che hanno manipolata la faccenda in tutte le salse.
Sant’Agostino dice che l’Angelo è spirito di sostanza incorporea, invisibile, sensibile, ragionevole, intellettuale e immortale.
Se siete contenti, provatevi a capire S. Agostino. Il prefato patrizio così continua: “L’accademia dei Platonici risolse che l’ordine di tutte queste sostanze e di questi spiriti avesse corpo, eccetto che la prima creatura da Dio creata. Questo parere fu seguito da molti Teologi della Chiesa Santa, come da Origene il quale affermò essere impossibile che cosa alcuna possa vivere senza corpo eccetto il Padre, il Figliuolo e lo Spirito Santo e in un altro luogo dice che gli angeli hanno l’anima a guisa degli uomini. Il medesimo conferma Tertulliano nel libro De carne Christi. E questo dissero cavare dalla scrittura sacra in quel passo «videntes filii Dei filias hominum quod essent pulcrae, acceperunt sibi uxores ex omnibus quas elegerant»”.
Faccio grazia del resto. Se ne son dette di tutti i colori, e tra santi autorevoli e santi teologi i dispareri sono stati infiniti. Dallo spirito incorporeo di Agostino si arriva all’angelo che prende moglie con la relativa suocera.
Di Lucifero che se ne è scritto! Fu l’angelo più bello e il primo da Dio creato – il principe degli angeli. La concezione di quest’angelo perfettissimo che si ribella per superbia e che Esaja fa parlare di ambire la sede del suo creatore non è forse allusiva alla conquista dell’uomo al regno dei Cieli e ai poteri divini? E la battaglia che si impegna nel cielo per precipitare Lucifero sulla terra e che assume la forma del serpente tentatore? Quomodo coecidisti de coelo Lucifer? Come perdesti tu la battaglia o bellissimo tra gli angeli?
Ora il concetto della redenzione è un corollario logico di tutta la dottrina della caduta. Cadde l’uomo e cadde un angelo che è il primo dei creati. L’aspirazione è in alto. I decaduti vogliono la riconquista. è una questione sociale delle anime che assorgono e aspirano ai cieli e a Dio.
Negli Elementi di Magia naturale e Divina, nel «Mondo Secreto» io mi sono espresso con chiarezza insolita intorno al problema dell’aspirazione alla divinità. Chi mi ha potuto intendere mi ha perfettamente compreso.
Le intelligenze sono facce della Divinità – i neoplatonici non dettero altra interpretazione alla parola angelo. Le cose semplici sono tali per natura loro e solo il sofisma degli ignoranti arriva a denaturarle.
Ma, come quelli, che pubblicai sono elementi di magia nella sua grandiosità e magnificenza, nella azione su noi individui e sulla umanità, nella Preparazione[2] io cercai di definire le concezioni di dii, di demoni, di uomini. I gravi, i leggieri, gli evanescenti.
I dèmoni (eoni, genii, intermediarii tra l’uomo e gli dii, intelligenze o facce della divinità) da Apuleio che ripete Platone sono considerati “…come di una materia più sottile e meno densa delle nuvole. Non sono, come le nuvole, composti di materia impura… sono di una materia rara, brillante e sottile e i nostri occhi non possono vederli per la loro trasparenza… questi dii sono suscettibili di pietà, di collera, di tristezza e provano gli stessi sentimenti dello spirito dell’uomo… così sono esposti a tutti gli uragani e tumulti dei pensieri in cui si agitano il nostro cuore e il nostro spirito”.
Gli dii o intelligenze hanno perpetuamente lo stesso stato di spirito.
Il dolore e il piacere non hanno presa sul loro essere e non mai si commuovono per ragione esterna. Il dio dei cieli non deve compiere nessuna funzione temporale, sia donando aiuti, sia sentendo affezioni, così non sente né collera né pietà; non l’agita né la tristezza né la gioia; non ha desiderio né affezione per alcuna cosa.
Alla natura dei dèmoni (genii-eoni) convengono tutte le passioni umane.
Per definirli esattamente, continua Apuleio, si può dire che i demoni sono degli esseri animati, ragionevoli per lo spirito, ma con l’anima passiva, il corpo aereo e la durata eterna.
Animati, ragionevoli e passivi come gli uomini, hanno speciale la formazione del loro corpo: sono eterni come gli dei, ma dagli dei differiscono per le loro passioni.
L’anima dell’uomo mentre è nel corpo può essere chiamata un demone o un dio – ma dèmoni propriamente sono quelli che mai furono legati a corpi materiali, e che hanno possanze più estese e tra le quali il sonno e l’amore hanno due facoltà opposte, l’amore di risvegliare, il sonno di assopire.
In tale esercito numeroso di genii sublimi, Platone pretende che ogni uomo abbia il suo, arbitro sovrano della sua condotta sempre invisibile ed assiduo testimone dei suoi pensieri… non avviene nessuna cosa né dentro né fuori di voi che il vostro genio non vegga che non senta fin nelle più ascose profondità del vostro cuore.
L’angelo della pura concezione cristiana è l’intelligenza divina nello stesso eterno stato di spirito. Sono angeli, perché messi, cioè mandati; sono facce dell’Unico Dio e della Legge Trinitaria Unica. Quindi non sono eoni o genii o demoni.
XIV
Dal basso si va in alto.
Come la fiamma.
Dall’angelo custode che è il genio tutelare, a Dio Immenso, cioè alla conoscenza della Legge, si passa, si procede, si sale; la scala di oro continua e monta.
Michael, Uriel, Luciferus… la concezione purissima della Miriam celeste, intorno al cui capo sfavillano le dodici stelle luminose dello zodiaco….
Non montiamo. Non lasciamo immaturi la terra.
Io parlo di una scuola integrativa dell’uomo e non tocco il concetto e il piano splendido della grande magia religiosa e collettiva, come quella in cui rifulge splendida e intensamente purificante la immagine del Cristo che immolandosi nell’atto di carità sublime trasmuta una intera epoca in una migliore – io parlo di un ascenso e rinnovamento individuale fuori il misticismo, nella vita razionale, in cui l’Ermete nostro possa arrivare al genio tipico più perfetto che ci ami di amore vero e ci porti alla perfettilità nella legge che nessuno può violare – e che solo la pazzia teologica concepì violata nel miracolo, attribuendolo a Dio Uno e Trino che è legge.
E più oltre? Niente. Niente altro che materia, spiriti della materia e spiriti di vivi.
Guardate il cielo stellato. Quanti mondi, quante terre! E che vi siano esseri anche in quelli, di materia analogicamente costituiti come noi, non è semplice sospetto. Se è possibile un fantasma di vivi sulla terra, non sono possibili dei fantasmi di vivi lassù? E quando voi avrete intuita la formola pitagorica dello spazio senza dimensioni e il moto nello spazio non potete sulle ali delle possibili fantasie pensare che organismi più completi possono allontanare il loro fantasma per milioni di miglia e influire sulle cose terrestri?
Direte che, volendo fondare una Scuola Integrale con principii positivi, comincio a viaggiare nelle nuvole. No. Voglio semplicemente ricordarvi che forse i genii planetarii e interplanetari di cui tutta una lunga pratica l’antica magia ammonia ci ha trasmesso, non sono né simboli né poesia. Forse Sirio e Giove non possono avere degli abitanti che occorrendo diventino ausiliarii di compagni amati quaggiù? – Siamo nelle nuvole ma non vi veleggio. Camillo Flammarion se ne è riservato il compito. Io passo innanzi.
XV
Resta il problema della morte. Roma, o miei garbati compagni, è piena di oche: Ajo Locuzio, dice Cicerone, parlò fino a quando non lo riconobbero per dio, poi tacque. Ora Locuzio ha già la sua statua a Roma e a turbare la poesia dello spiritualismo estremo, che assume forme morbose di propaganda, è una cosa sconveniente. Budda, Cristo e Maometto non si sono trovati d’accordo sul destino di questo grosso insetto presuntuoso della terra che si chiama homo sapiens. Non è maraviglia che se io mettessi innanzi le conclusioni della scienza d’integrazione magica si troverebbero queste più certamente disarmonizzanti con le altre… cioè che la morte non esiste che come uno spauracchio dei vivi.
La materia è sempre viva.
Spirito è efflato – è fiamma che trasmuta chimicamente la materia grave in una materia eterea. Nella parola spiritus vi è il radicale del pir che è il fuoco fiammante, urente, da cui l’Uriel, l’angelo trasformatore per fiamma di amore. Nella materia che in basso si combina, l’angelo presiede alla mutazione di stato e alla trasfusione delle forme e delle virtù. In una superchimica più intensamente intesa, amore è morte come morte è amore integrativo di forme novelle – più precise, più consentanee ai bisogni del creatore, nella autocreazione della propria novella umanazione.
Così gli spiritualisti hanno ragione: se per un’elaborazione continua, efficace, realizzante, la nostra materia eterizzata in una intelligenza unitaria forma ciò che comunemente si chiama anima, questa deve essere di materia immortale anche nella sua unità eterea e pensante.
L’integrazione delle virtù occulte dell’organismo umano deve permetterci uno stato di lucida coscienza per guardare in faccia a questo terrorizzante simbolo della disintegrazione delle materie più gravi già sfruttate nel lavorio di una vita. La viltà presente è tutta cristiana – cioè propria del falso cristianesimo che ha rese le masse e i sapienti increduli dell’inferno a base di girarrosti e del paradiso ozioso e vuoto, dove la vita è impossibile perché non vi è amore e non vi è morte, non delirio di piacere, non spasimi di triboli superumani. Gli antichi precristiani dovevano temerla meno questa ora di mutamento in cui si depone una maschera per assumerne una nuova. Oggi si suicidano i disperati nella follia della non speranza – ieri si suicidavano allegramente uomini valorosi, filosofi e poeti illustri. Dunque, siamo in decadenza proprio quando si tenta di farci coraggio con le frottole dello spiritismo, per dirci che andiamo a godere una vita più libera per pensiero, per moto, per poteri. Benedetta la santa parola! ne abbiamo bisogno. Dopo aver desiderato un paradiso senza topografia accertata, ci permettiamo blandamente il lusso di credere ad un paradosso: che senza il corpo umano terrestre noi possiamo continuare a pensare, a vivere, a amare, a soffrire, a viaggiare senza velivoli e senza tariffe ferroviarie attraverso mari e continenti…. Beati coloro che credono!
Per farsi coraggio basterebbe pensare che quando l’ora è sonata – cioè che quando il carbone è finito nella perfezionata carcassa che è gran parte di noi stessi – il morire è cosa così semplice che tutte le creature della terra lo fanno senza protestare. Muoiono piante, animali, minerali. Muoiono milioni di uomini ogni ora, perché dovremmo aver paura di una cosa che è così facile e che ci annunzia semplicemente il compimento di una legge, l’unica legge eguale per tutti? Io non ne stupisco: vi è in noi imperfetti una occulta incosciente premonizione che il periodo posteriore al sonno della morte è più temibile della gelida e reumatica vecchiaia? è la paura di una disintegrazione anche del nucleo etereo che si chiama anima immortale? Non risponde la scienza officiale, mal rispondono e disarmonicamente le religioni. Ecco la necessità di un credo spiritista.
Integrandosi nei poteri latenti, chi vede in sé vede nel regno delle ombre. Il grano fruttifica e muore. Il chicco di grano è l’anima che ritenta la resurrezione e appena la rugiada di un’aurora primaverile bacia la terra in cui è nascosto, germoglia. Tutto ritorna così. Ritornano le rose e le viole, ritornano sull’orizzonte gli astri luminosi o scintillanti, ritornano gli uomini che hanno conservata integra la propria unità eterea, si disfanno i grani guasti, le rose senza polline, le viole divorate dai bachi e dai coleotteri.
XVI
Il cristiano dice: io credo nella resurrezione dei morti.
Però la chiesa non vi crede che per l’epoca sola del giudizio universale. Vattela a pesca quando verrà questo giudizio vaticinato dalla melanconica pazzia apocalittica! Il volgo, il povero volgo paziente, lavoratore, che paga le tasse e beve il vino di Barletta, deve ignorare la data del giudizio che lo fa ritornare tra i fiammeggianti lidi della Enotria Classica – ma non dobbiamo, non devono saperlo coloro che assumono la seccantissima missione di condurre le folle alla conquista della coscienza umana e civile?
Questa scienza integrativa svela alla turba il secreto delle mummie egizie: l’autoformazione della umanità intelligente è un mistero e un arcano pei sacerdoti di una grande setta non per gli adepti di una scuola. La tua formazione, o vilissimo e orgoglioso verme della terra, homo da humus, è opera graduale delle tue vite. Muori e ritorni se sei il chicco di grano biondo e non bacato, pronto e sensibile alla rugiada della primavera che è un bacio di amore della natura.
Muori e non ritorni se la tua anima eterea è graveolente come il fango della tua materia corporea.
Nel primo caso ascendi, nel secondo discendi. Angelizzati e diventi angelo in corpo umano. Imbestialisci e ridiventi verme.
La reincarnazione è una legge inesorabile come la morte. Nascono milioni di uomini in un’ora così come muoiono. Le nuvole si disfanno, le stelle che sono nuclei luminosi riappaiono sull’orizzonte. Le iniziative sacerdotali preparavano e plasmavano i nuclei eterei umani. La scuola lo tenta oggi. L’integrazione dei poteri è subordinata allo stato di coscienza che aspira alla potestà ammonia. La coscienza del gallo fa ponzare alla gallina l’uovo in cui in germe si nasconde la creazione del pollastro perpetuante la specie che un atto di amore ha suggellato. Questa è fisica non metafisica – la metafisica è laguna di parole e di spiriti delle parole, è pantano isiaco dove le invenzioni della biologia spirituale creano e danno un corpo alle larve delle psicopatie sofiche. L’universo è dio e dio è legge. Il Grande Architetto dell’Universo è una formula matematica da cui non si esce che per equilibrio di materia cerebrale.
L’origine e l’evoluzione della specie anche nel solo campo della osservazione dovrebbe esaminarsi attraverso i risultati di questa formola. La sola vanità umana ci ha voluto far credere che la matematica di questo dio massone o muratore non riguardasse noi come esseri pensanti. La vanità dei falsi filosofi ha fatto il resto leccando le zampe alla vanità dottrinaria del volgo. La storia dei dolori umani prende radice in questa vanità immensa della stirpe orgogliosa che aspira alla conoscenza dei poteri divini passando di sopra alla barriera della legge assoluta e unica. Il tipo adonico è l’uomo volgare che deifica sé stesso oltre e malgrado la legge, che ammira la propria immagine per proiettarla nei cieli al posto di dio: è l’anticristo del cristo figliuolo della legge che come uomo sentì la strazio del sangue.
XVII
Morte e rinascita: disfacimento e reincarnazione: mezzo trasmutatorio l’identico urìele che presiede alle combinazioni della chimica dei laboratorii, alla formazione dei cristalli, alla caduta del polline dalle antere, alla protuberante sovranità del caprone in un gregge di pecore, all’amore degli uomini, alle crisi grandiose degli elementi che distruggono e vivificano.
Ho detto che l’integrazione richiede tutto il vostro equilibrio mentale e corporeo… cari amici, le mie prime parole vi fecero un po’ pietà, ma se non diverrete spietatamente equilibrati, certi problemi integrali positivi che prescindono da tutte le morbose forme delle passioni terrestri è impossibile affrontarli. La Morte e la Reincarnazione sono in questo piccolo numero di questioni che la volgarità dei sentimenti temporali fa ritorcere a beneficio delle piccole deità di cui è seminato il campo intellettuale e investigativo di ogni creatura umana. La positività degli studi contemporanei su problemi di apparenza più semplice, il sonno fisiologico e gli stati ipnotici per esempio, è scarsa appunto per la obbiettività e non subiettività delle esperienze, scarse esperienze condite da enormi volumi di vaniloquii mostruosi, appunto perché il misticismo della scienza è un prodotto della vanità e della non neutralità dell’osservatore umano. Poiché per una scuola integrativa ogni problema scientifico deve trovare non il professante la scienza ma il sacerdote immune dalle correnti vanitose della umanità, che rende sospette le sconfessioni di teorie accettate o volute, o desiderate, o acconciate ai desiderii e alle passioni orgogliose dell’uomo[3].
Volete conoscere il post mortem? e non vi siete mai domandato la sera andando a letto stanco se la morte è come quel sonno che voi sapete temporaneo in modo incerto perché potreste non risvegliarvi più? E svegliandovi per voi è certo che avete vissuto la vita cosciente otto ore innanzi, eppure otto ore sono una lacuna della vostra coscienza di uomo sveglio. Così della morte. Rinascendo sapete voi ciò che avete lasciato prima di rinascere interrotto o compiuto? perché dell’oblio? e vi siete fatta l’identica domanda la mattina svegliandovi tra le lenzuola del vostro letto? Non è l’oblio nelle otto ore di sonno che vi farà rinnegare la vostra opera umana di otto ore innanzi – come non ricordate vivente ed adulto il giorno in cui avete poppato al turgido seno della vostra mamma, eppure lo sapete che vi avete succhiato latte e vita.
Tra la vanagloria religiosa e il non meno vanaglorioso misticismo di una scienza professata in pubblico e per il pubblico, l’integrazione vostra deve spogliarvi da ogni cointeressenza alla fede delle due forme mistiche e rendervi sottratti ed emancipati dalla autorità ieratica e scolastica per esaminare gli enigmi della vostra storia interiore[4].
La mia non sembri una irriverenza agli spiritisti e agli uomini di valore che preparano le generazioni attuali a stati più civili, ma la porta della magia (magia – sapienza assoluta e relativa), più piccina delle famose 72 dei cabalisti, è questa del metodo della soggettività senza sforzo immane di preparazioni debilitanti che ci avviano per la via maestra al manicomio della sofia per autorità, con turiboli fumanti incenso a questo o quel superuomo laureato.
Gli spiritisti soprattutto non prendano a gabbo i miei predicozzi perché io insegno per questa porta a non credere ai medium, alle medianità, alle psicopatie fenomeniche delle comunicazioni di oltre tomba, agli stati patologici e istero epilettici o epilettoidi di tutti i poveri disgraziati che cadono in trance per far ballare seggiole e tavolini – come insegno a non credere ai dommi di qualunque genere – a non credere neanche a quel che dico e predico io, se non dopo l’autoesperienza, cioè dopo che il metodo soggettivo di investigazione sia diventato il fondamento del giudizio sereno e concreto. è giovato che siano apparsi Allan Kardec e i suoi seguaci perché si sia arrivati a prendere in considerazione lo studio di speciali organismi produttori di fenomeni fisici come la Paladino, il Miller, il Politi, e tanti altri – forme nevropatiche o patologiche generali che rasentano il campo del maraviglioso – ma la verità è nella investigazione che una scuola prettamente positiva deve compiere in sé e per sé, cioè che o gni discepolo o affratellato deve dirigere dalla suacoscienza normale agli stati profondi della volgare incoscenza in cui si rinviene l’archivio delle nostre esistenze passate, prossime, prossimissime e lontane. E il problema della morte e della resurrezione per rinascita va studiato così.
XVIII
Tutti gli uomini sono eguali innanzi alla legge – il giudice umano che applica ai rei le pene sancite dal diritto comune ha fatto pensare ai balordi che il dio giudice, che è il dio legge, abbia codificate le massime della sapienza intelligente universale tal quale come Napoleone il codice francese. Di qui tutta una serie di empiriche pratiche di pietà per accattivarsi la benevolenza di questo giudice supremo che mette alla pari innanzi al suo banco di giustizia Torquemada e Michelangelo, e trova premiabile il primo per lo zelo di cristiano e appena condonabile il secondo per aver compiuta la basilica di Pietro. Nel campo profano più ancora: eguali diritti tra una testa di rapa e una intelligenza magistrale: gli errori delle classi nello insegnamento delle scienze, nella concessione dei titoli accademici, nel riconoscimento di diritti acquisiti. L’uomo non ammette in massima che un suo simile possa o debba avere diritti superiori ai suoi, e socialmente coloro che emergono sullo stesso volgo son colpiti dalla manifestazione multiforme dell’invidia: è una conseguenza logica della tendenza egoarchica di cui tutti i componenti una classe si sentono pieni. Le leggi umane mettono un freno alla violenza che rappresenterebbe la vendetta dei non riusciti contro i pochi arrivati. Il concetto informatore da cui scaturisce questo sentimento è falso – poiché gli uomini non sono eguali tra loro, né per la storia di ciascuna delle tante anime, né per l’anormalità degli organismi terrestri.
Innanzi alla Legge Unica, intelligente e meccanica, che è rappresentata dal Dio Universo, siamo eguali nel senso che ogni anima è pesata secondo il suo diritto specifico – e una delle più grandi conquiste moderne della scienza positiva è appunto questo nuovo modo di intendere le inferiorità morali nella delinquenza inferiore, nella quale lo stato morboso è determinato dalla insufficienza delle anime a percepire un mondo morale più alto e più ampio. Il presupposto della non eguaglianza delle anime dà la giustificazione della schiavitù di gruppi umani di fronte a gruppi più avanzati[5].
è un paradosso il mio che giustifica le caste intellettuali?
Non proseguo per tema di essere linciato dai rabagassi della popolarità a base di eguaglianza di diritti e di doveri, delle otto ore di lavoro e del diritto al riposo festivo – e non trascendo dalla serenità della discussione di una tesi dell’anima integrativa, alla applicazione della teorica assoluta dei valori mentali, ad una riforma sociale impossibile fin che i preti di tutte le religioni laiche o mistiche saranno una piaga necessaria della società volgare, nella cui azione bestiale gli uomini più furbi vanno a racimolare proseliti per comodo della loro temporalità.
Riserbiamoci per ora il campo astratto della legge universa di fronte alle anime che evolvono – e, mentre non possiamo che predicare la non eguaglianza dei diritti di ciascuno di noi dinanzi al problema della morte, ci mettiamo a cantare l’inno della sovranità delle masse volgari sulle anime evolute per sentimento e per sensualità.
***
Dalla disuguaglianza animica, la mutabilità del destino.
Il destino plastico dei pagani e degli iniziati oggi con un barbarismo di moda si chiama karma. La lettera K non è latina né italiana.
è spiegata la parola in occidente con lavorio di analisi proprio alla psicologia orientale. La sintesi latina faceva del Destino un dio allegorico figliuolo del Caos e della Notte: e nella mente larga e comprensiva del mitologo, dava con due tratti le sembianze alla fatalità di vite e di vicende umane.
Il corollario di un teorema dimostrato è vero se non esce dai limiti della dimostrazione che lo precede. Ogni vita, come ogni avvenimento, ha il suo epilogo inappellabile, perché ogni vita, come ogni avvenimento, è un teorema che si presenta sotto l’aspetto di un romanzo e la vita resurrettiva ne è l’epilogo. La parola in questa nostra esistenza è il fatum inviolabile, non trasgredibile, di ciò che fummo prima. Da for, faris, parlare o pronunziare; fatum è la parola detta che nessun dio ha la potestà di cancellare. L’onnipotenza di ogni qualsiasi nume, di qualunque cielo religioso, è impotente a cancellare il passato. L’avvenire si crea o si modifica, il passato fu ed è, nelle sue conseguenze, ineluttabile. Un dio può farti obliare ciò che hai compiuto, non può modificare o distruggere o fare come non avvenuta l’azione che ieri compisti. La mente occidentale, l’anima latina e greca, comprese lo svolgimento dell’epilogo di una vita vissuta in un carattere determinativo di avvenimenti preparati nel buio di esistenza ignota al presente[6] e determinò il destino come un carattere, un sigillo che nessuno sapeva raschiare e distruggere. Il karma invece dal carattere sintetico scende alla disamina della reazione al compiuto, dente per dente, capello per capello, pensiero per pensiero, e non lascia al libero arbitrio un minuto di requie e di pace fino a che il film, non trovo altra parola, non si evolge completo e pone il saldo alla nota dei debiti[7]. è un martirio non augurabile neanche a chi ci ha strozzato un figlio rigoglioso di salute! è un concetto di persecuzione che rassomiglia molto alla eternità della pena nella prima immagine dell’inferno dei teologi. Il pagamento si compie, spasimo per spasimo, sorriso per sorriso, ferita per ferita.
E dove è più l’uomo, il libero uomo che assorge e si purifica e migliora, se ogni volta che paga, una stimmata nuova e profonda si riproduce nella camera oscura e misteriosa dell’anima sua in attesa di ripetere come creditore ciò che oggi ha mostrato di restituire? Modello di orologio a ricarica automatica, questa psicologia non trova comprensione in noi, che della ascensione di noi stessi per volontà efficace facciamo un assioma indiscutibile.
Il destino è più largo, più logico, più comprensibile anche dinanzi al lumicino della ragione volgare che lo traduce con l’atavismo, quando atavismo vuol dire eredità psichica ed eredità degli elementi fisici costituenti il corpo saturniano e grave dell’uomo vivente della eredità generatrice.
Un’anima che si disincarna, per quanto eterea, conserva gli elementi sublimati del suo corpo fisico che lascia, e psichicamente conserva la memoria latente di tutti gli avvenimenti che si sono svolti sotto i suoi sensi corporali. Se un processo reincarnativo è possibile, la sua reincarnazione è determinata dalla maggiore affinità e simpatia dei caratteri psichici e fisici dei genitori putativi che si va a scegliere o che è costretto a scegliersi. I consanguinei sono più certamente i preferiti, e tra i consanguinei quelli che più psichicamente gli rassomigliano. L’atavismo, eredità psichica e morbosa, vuol dire già una predestinazione del rinato a un fine e ad una evoluzione di vita che ha carattere determinativo. L’atavismo psicologico e costituzionale è già un destino in embrione.
Ma il fanciullo, rinato, è costretto nella morsa della educazione e della imitazione incosciente nei primi anni d’infanzia. All’epoca della pubertà, nelle prime crisi di amore indefinito, il suo essere storico comincia a riaffacciarsi e l’adattamento all’ambiente nuovo diventa totale se per sua natura è passivo di suggestione, o parziale se il suo individuo occulto è ribelle a metà, o non vi è adattamento possibile se l’anima storica di lui è in contraddizione assoluta con i fattori della nuova vita. Il suo destino nel primo caso è in gran parte determinato dalla storia e dal carattere atavico; nel secondo dall’atavismo così come ora è inteso e dal ricordo più caratteristico della sua esistenza precedente; nel terzo dalla personalità occulta che nettamente delinea la vita nuova. è chiaro che in ognuno dei tre casi qualche cosa o tutto di ciò che avverrà di lui è ineluttabile: questo è destino, latinamente inteso nella sua semplicità comprensiva.
L’uovo ha il suo destino di mettere fuori un pulcino, se è fecondo. Il briacone di ieri non guarderà oggi il vino come un veleno. L’omicida non sarà un uomo di pace e non tarderà a trovare chi ricorderà la sua ferocia. Se a tutto questo vi contribuisca l’influenza siderale o meteorologica che ha determinato il suo concepimento nell’utero di una donna, o se vi graverà il carattere specifico della climatologia di una od altra regione, è affare che si può discutere e vedere, se le così dette panzane astrologiche hanno o no un valore positivo[8].
Ora il Karma, col cappa, non è niente di tutto questo: è la corda occulta di un orologio vivente automatico di cui il corpo umano segna le ore. Il comando dato ad un sensibile in istato profondo di ipnosi lo obbliga sveglio a mangiare una scodella di lupini: questo comando in via di espletamento è il Karma del soggetto sveglio. Se questo identico caso avviene in un uomo che muore col desiderio intenso di voler mangiare i lupini, alla rinascita costui non desidererà che di mangiarli.
XIX
Così solamente è possibile conservare ancora per l’uomo un tantino di rispetto alla sua libertà psichica, diversamente l’umanità sarebbe mutata in una società di sonnambuli che scontano e rifanno colpe in eterno senza via di uscita. Solo in questo modo è possibile una Schola che indichi, ai contemporanei reduci dalle battaglie religiose e investigative della psiche, una porticina terra terra che li introduca nel regno dei misteri delle anime per assorgere ai cieli. Se non hai una relativa libertà di te stesso non puoi osare, non puoi volere, non puoi tacere: osare, volere e tacere sono tre indici della libertà delle anime.
V’è una scienza ancora occulta in pieno secolo XX, perché è difficile per molti uomini, studiosi di mille scienze più o meno positive, di ritornare alla semplicità delle idee semplici. Così io desidero, per tutti coloro che tentano di varcare questa soglia del Laberinto, di ridurre tutte le cose alle proporzioni ragionevoli e di non credere alle diatribe e agli arzigogoli dei superuomini che spuntano a tonnellate. Con questo metodo delle idee semplici, bonariamente semplici, intese con semplicità, tutti i misteri religiosi, tutte le mitologie ci sono svelate e il minotauro dell’imbroglio è immolato. Leggete il nome degli dei mistici, vedetene le origini e ne farete conoscenza intima e li trarrete dalle nuvole delle teogonie fiorite nel campo oggettivo della vostra visione intelligente. Osiride, Iside, Ammone, Horus, Giove (Iupiter cioè Ieovapater), Mizraim, Febo, Moloh, Adonai, Achad, Achac, e poi Maria e poi Cristo figliuolo di Dio, tal quale come i re di Siria che si chiamavano Benachad o Benadad figliuoli del Signore unico Dio… poi Baal, Hecate, Hera, Aserot, Astaroth, Adirdagash… faciem quidem habet mulieris, omne reliquum corpus piscis – desinit in piscem[9] mulier formosa superne… da cui la rete che i cretesi mettevano in mano all’Iside o per indicare il destino che coinvolge gli uomini o la Luna che governa la produzione del mare – Artemisia mulier futuri presaga.
Poiché, amici miei, i misteri si trovano nelle parole sacre come le rose negli spineti e per capire, investigare, penetrare il senso occulto delle parole non occorre solo un patrimonio di filologia volgare ma una certa dose di sale della sapienza ermetica che dà il senso classico dei parlari sacerdotali antichi. Virgo è tradotto vergine e se io dico che la parola latina sacerdotale virgo valeva vir-agens, i maestri di scuola mi salteranno addosso. Vir-agens, l’uomo agitantesi o l’uomo operante, non può avere alcun significato soddisfacente nuovo che apra la mente dei grammatici, ma io che lo so, io che so come voi saprete domani che l’uomo operante o agente è la forma o il simbolo della magia isiaca, non potrò ribellarmi alle canzonature pedagogiche. Maria è una Vergine: Virgo potens – come Iside, cioè il tipo dell’uomo che agisce con potenza; la femmina, l’immagine muliebre dolcissima e radiante è virgo in quanto che determina la potenzialità dell’agente. Il fuoco sacro era mantenuto acceso dalle Vestali vergini – e dovevano conservarsi tali, se no il fuoco si spegneva. Rea, la madre comune degli dei e degli uomini era una Vergine, Cibele frigia, piena di mammelle come l’Astarte, nel Lazio[10], dà il nome alla mistica Vestale vergine che partorisce i gemelli Romolo e Remo, il binario, ed è sepolta viva perché doveva sparire nella terra vegetante dell’Urbe.
E si potrebbe stampare una biblioteca su questa filologia sacra che nessuno capirebbe se prima non fosse addottrinato nella pratica dei poteri divini, nell’Olimpo ermetico – e gioverebbe solo a creare dei rompicapi e degli indovinelli per far gridare i critici conservatori della sapienza volgare.
Ma io insisto. Studiare le parole che appartennero alle religioni morte, è un bene per chi vi riesce anche a metà. Non bisogna illudersi che oggi si conosca più che gli antichi conoscessero, poiché gli antichi nella scienza dell’anima umana furono profondi e sapienti come la scienza delle università moderne non lo sarà per altri secoli. Integrarsi è capire la forza e la virtualità dell’anima propria e della conoscenza soggettiva, il velo delle religioni simboliche è sollevato. E vi si scoprono tesori che passano inosservati come mucchi di cenci buoni a nient’altro che ad infiorare la poesia dei rari evocatori delle età in ruina.
XX
Il piccolo nucleo dei commensali di Villa della Speranza si strinse in amichevoli e fraterne riunioni, e molte piccole e brevi conferenze, senza ordine preconcetto di stabilire con un metodo filosofico i capisaldi di una filosofia scientifica nuova, io tenni che non saprei ripetere, ma non tutti, se io le ripetessi, potrebbero intenderle bene senza la conoscenza, vasta o meno, delle dottrine e pseudodottrine della psicologia e dell’animismo contemporanei. Intorno a noi cinque, molti altri, fratelli di una fratellanza intellettuale, si riunirono e il nucleo diventa già una piccola legione di praticanti ed intellettuali assetati di fare, di pensare, di progredire, seguendo un metodo e un indirizzo prettamente tradizionale e magico. Ecco la necessità di pubblicare un libriccino che per quanto lo consenta l’argomento diffìcile, in forma piana dica e esponga senza rancori, senza delirio, senza papeggiare e dommatizzare, in che cosa noi differiamo dagli altri – per gli altri sentendo tutto il più profondo rispetto possibile – perché tutte le scuole su questi problemi profondi dell’anima hanno pensatori e scrittori ammirevoli, ricercatori che pur allontanandosi dalle nostre conclusioni, portano alla scienza, nella sua entità astratta, il loro contributo di investigazione.
In Francia, in Inghilterra, in America, nella nostra stessa Italia ormai si contano a centinaia gli scrittori e gli studiosi di occultismo sotto le forme più diverse, dal misticismo spiritualista alla teosofia, dalle società di psichismo sperimentale alle piccole riunioni di increduli intorno ai medium in istato di produrre fenomeni. In Francia specialmente vi è un rifiorire, nell’ultimo ventennio, di tutta una biblioteca quasi mistica di tante piccole religioni e scuole che hanno reso possibile un libriccino come questo, fra noi che per storia e pratica religiosa siamo un po’ i meno entusiasti a crearci le nuove chiese[11].
Eppure il tentativo di una scuola prettamente italiana, nel significato del buon senso italico, ci pare possibile ora che tutto il mondo non più guarda come panzane i resoconti delle sedute spiritiche, siano o no spiriti di vivi o di morti quelli che sbrodellano stupefacenti spettacoli.
Si capisce pedestremente che roba di tal genere sconbussola le anime quiete, aspiranti al quietismo delle idee fatte: basta metter fuori l’annunzio di una commedia per dividere il pubblico tra indulgenti e critici demolitori, figurarsi poi in un’ora come questa, in cui una scuola si annunzia, anche piccina e terra terra, se le frombole non si armeranno d’inchiostro e argomenti per seppellirci sotto un cumulo di proiettili più o meno filosofici… Marte ci protegga, ci lascino fare, perché le premesse nostre, se false, ci daranno risultati negativi e dichiareremo fallimento al tribunale dell’opinione psichica, ma ci lascino fare perché, come ho detto, noi siamo tolleranti fino all’inverosimile e speriamo un trattamento approssimativo da tutti coloro che già sono cristallizzati nelle opinioni predicate.
Se domani un signore garbato ci verrà a dire:
– Io son convinto che siete dei citrulli, perché non credete nella comunicazione dei vivi coi morti, non credete nella immortalità dell’anima, non credete nello sdoppiamento corporeo (ubiquità) del corpo umano… – noi risponderemo solo:
– Egregio amico e mecenate, voi non ci avete capito. Noi siamo scuola di razionalismo sul problema spirituale, e non siamo dei mistici. Il nostro credo è esposizione di concrete idee che rispondono ad un metodo generale effettivo.
Se ci direte che la comunicazione con gli spiriti dei morti è vera, vi domanderemo se voi, proprio voi, letteralmente voi, avete comunicazioni con gli spiriti senza intermediari di pretesi medi. Voi direte di sì, noi vi crederemo e tenteremo anche noi di comunicare e intenderci con le unità intelligenti che hanno vissuto la nostra vita. Non riuscendoci, diremo:
– Il signor Tale dei Tali ha il preclarissimo dono di entrare in conversazione coi defunti, è una eccezione, come le comete improvvise, ma l’uomo in genere non comunica coi morti, a meno che non si vogliano chiamar tali gli spiriti reincarnati che nella loro coscienza profonda ricordano la personalità antica – e diremo perché non è possibile una vita mentale in assenza di un qualunque corpo più materializzato e organizzato per un movimento di nutrizione e di ricambio, e perché le evocazioni mentali e le proiezioni plastiche delle forme dei defunti, quantunque vere, non provano niente della vita dei disincarnati, e che quando lo spirito di un morto veramente appare, è di già legato ad una vita animale e terrestre, quindi un vero caso di sdoppiamento corporeo di un uomo in vita… diremo tante cose, ma non creeremo una legge né un domma, non diremo:
– Gli spiriti dei morti parlano ordinariamente coi vivi attraverso la mediazione di un sensibile in «trance»…
Anzi diremo qualche cosa di più:
– Quando nelle rare volte una seduta spiritica diventa intelligente, cioè manifesta una intelligenza superiore alla normalità del medio e alla massima normale degli assistenti, sono eoni, genii, o demoni che fanno le carte… quindi crediamo nella immortalità dell’anima in quanto si reincarna e nello sdoppiamento corporeo solo in quelli che hanno un secondo corpo (perispirito o corpo lunare) capace di sentirsi per sé separato ed unito ad un corpo animale saturniano.
Non mancheremo di rispetto a nessuno, e tanto meno a chi vorrebbe trasformar noi in mistici, nel senso volgare della parola, e appiopparci una fede nell’incredibile senza ragione scientifica, perché io, che mi sono assunto il grave compito di sintetizzare questi criteri di scuola, insegno e pretendo che, fino a prova certa in sé e per sé (cioè nel proprio organismo mentale), nessun ascritto a questa scuola integrativa creda o giuri in assiomi e postulati di assiomi letti sui libri.
Ho detto:
– Non credere alla chiesa che ci dice formati di anima e corpo; non credere agli spiritisti che ci vogliono di un corpo, di un perispirito e di uno spirito; non credere ai teosofi che ci vogliono divisi in sette parti.
Ho detto:
– Integra in te la coscienza e i poteri occulti e impara che cosa sei.
Dirò di più:
– Per l’ordine unitario dell’Universo noi dovremmo e potremmo essere due, tre, sette parti in una unità, se arriveremo nella nostra autocreazione a diventar due, tre, cinque, sette, ma di qui a dire che siamo, che l’uomo è così o così, ci corre; sarebbe lo stesso che dire che tutti i mammiferi hanno le corna solo perché il bue e la capra le hanno.
Quello dello sdoppiamento corporeo non è un assurdo né una cosa che tutti gli uomini possono e debbono ottenere; per ottenerlo bisognerebbe che un secondo corpo sidereo o lunare esistesse per sé bello e formato in tutti gli uomini, e questo non è. Esiste la legge trinitaria, la quaternaria degli elementi, la quinaria dello elemento spirito, ma ogni cellula, ogni molecola, ogni atomo del corpo umano ne possiede i fattori. Prima che la legge della possibilità diventi un possibile realizzato, cioè un fatto, ci vogliono molte tonnellate di risotto alla milanese per arrivarci. Dicono che le scuole sacerdotali-magiche avessero avuto o possedessero dei metodi abbreviativi perché questo corpo sidereo si costituisse presto: se io dicessi che conosco questo metodo, dovrei chiederne la protezione all’ufficio delle patenti dello Stato per la privativa, e provarlo… quindi mi limito a sospettare solo che questo mezzo o metodo possa e debba esistere ancora oggi, se gli antichi lo sapevano. In astrale (cioè nel cielo non lucente) tutto ciò che fu è conservato, è evocabile e realizzabile. Se fu conosciuto il segreto magico, questo segreto deve potersi rievocare, integrare, e sarà merito della scuola che lo realizza.
XXI
Io non ho nessun secondo fine, voglio che molta gente che rifugge da questi studi come dai vaniloqui, si convinca con la pratica che a qualche cosa si approda, specialmente, ripeto come in principio, se italianamente riduciamo le cose alle proporzioni intelligibili e giuste: né mistici, né increduli.
In secreto non ho che un desiderio: provare che le conquiste possibili di studi e pratiche per integrarsi, possono aver riscontro utile in tutte le contingenze della vita e possano seminare e produrre il bene, sotto tutte le forme, a noi e agli altri. In America la produzione libraria di questo genere va a ruba, perché tutti credono di convertire in dollari le leggi secrete, e gli autori dei libri che promettono di dare il gran secreto per il successo quotidiano, hanno scavato vere miniere.
Ma questa è industria non permessa in Italia, terra di poeti e prosatori, che sanno come il camaleonte e gli scrittori vivano di aria: tanto meno ne hanno bisogno di quattrini quelli che si occupano di tali cose, perché hanno sempre pronta un po’ di polvere di proiezione per mutare le barre di ferro dei giardini pubblici in verghe di oro! La nostra scuola, quindi, se vuole evitare i primi inciampi, non deve chiedere niente che suoni pecunia ed io ogni applicazione delle forze vostre vorrei vedere rivolte solo a risolvere in pratica un problema che non ancora le università del Regno possono proporsi. è possibile rivolgere le forze latenti di un organismo che si reintegra alla terapia delle infermità umane?
Quella forza che nelle Eusapie e nei Politi fa comparire fantasmi o suonare un mandolino, può diventare un agente provvidenziale per lenire un dolore? dove può arrivare il potere taumaturgico che irradia questa forza benefica? può sostituire il medicamento di laboratorio? può coadiuvarlo? può ottenere ciò che nessun farmaco ottiene?
Ecco l’unica serpe che conservavo nel sacco e la metto fuori, aprendo l’ombrello, perché una gragnuola di vituperi dei clinici delle università italiche non mi accoppi, e di sotto lo scudo spero che la scuola integrale ermetica possa creare o propiziare un tentativo di miracolo senza tempio, pro salute populi.
E vi accenno brevemente.
Dalla integrazione si può ottener tutto, il bene e il male.
è fama però che quelli che si dettero alle buone pratiche non fecero che il bene. è logico. Ottenendo dei progressi intellettuali e psichici, non si può concepire il male, non si saprebbe praticare il male, il quale è una concezione restrittiva della natura e una fisionomia bassa dell’Universo. Perciò i tradizionali Rosacroce furono praticanti della taumaturgia e taumaturghi furono tutti i grandi iniziati alle scienze sacre. Una scuola d’integrazione non e possibile senza un fine di realizzazione, e il fine, un fine di nobile carità civile, è di far convergere le forze occulte che si integrano in noi allo scopo di alleviare le sofferenze umane. Alleviare i dolori umani non significa risuscitare i morti e tanto meno far prolungare la vita di un corpo organizzato oltre i limiti consentiti dalla forza vitale di ogni singolo organismo. L’uomo che si avvia alla pratica della scienza deve credere al possibile, non all’illogico: diversamente diventa non un superuomo ma un oggetto da manicomio. I Rosacroce furono tipi di ermetici cristiani di cui le torbide leggende teutoniche non hanno che denaturato il concetto cabalistico. Rosenkrauz ci entra come i cavoli nella pratica della Rosa e della Croce e le frottole empiriche su tali personaggi non ci toccano – tanto meno ci riguardano i mistici che fanno i rosacruciani per stupire il mondo – e meno di meno le interpretazioni dei moderni romanzieri delle scienze occulte.
Qui riproduco un simbolo, il Character Adeptorum che serve da frontespizio ad un libro stampato ad Amsterdam nel 1666 da autore incerto che la sapeva lunga. è il simbolo e la chiave del Rosacroce iniziato, vero ed operante.
IN CRUCE SUB SPHÆRA VENIT
SAPIENTIA VERA
Riporto il simbolo su cui molti che posseggono dei rudimenti di lingua latina vi possono leggere tante cose che, prese diritte e rovescie, danno la chiave di verità inaudite ai giorni nostri.
Il circolo eterno è una rosa.
è un simbolo, un carattere, null’altro. Ma è la chiave di ciò che facevano i Rosacroce, di ciò che praticavano e del come producevano i miracoli grandi e piccoli de Pharmaco Cattolico. Gloria in excelsis Deo et in terra pax hominibus bonæ voluntatis.
Così sia anche per la scuola integrale.
Umili al punto di non imporre neanche con le chiacchiere le nostre generose utopie a nessuno, facciamo appello a tutti gli uomini di giudizio retto e di buona intenzione: si chiamino filosofi, professori di università, medici illustri o naturalisti, noi invochiamo la partecipazione di tutti all’opera di questa realizzazione ermetica.
La medicina non è una industria, è una scienza che prescinde dalle botteghe, e i medici sono o devono sentirsi sacerdoti innanzi al dolore che travaglia un corpo infermo. A questo sacerdote, fatto e preparato nelle scuole esperimentali, manca in mille momenti, mille volte in un giorno, l’anima di sentirsi in possesso di uno spirito vivificante e creatore, eminentemente ermetico, che possa ridare la salute a un organismo che si sfacela. La scienza umana è imperfetta.
Dove arriva la clinica, l’esame chimico e microscopico, non arriva il potere terapico: tante le scuole, tante le imperfezioni. Similia similibus e contraria contrariis sono due vie che portano alla vittoria quando la Natura (un simbolo astratto che sa di paganesimo) est optima medicatrix. Quando no, le due vie conducono inesorabilmente al camposanto. Dove si combatte il morbo inafferrabile coi processi biochimici insufficienti e non si riesce, si ricorre all’elettricità, alla opoterapia, ai sieri, ma le forme tormentose di certi sfaceli organici – si chiamino tubercolosi, diabete, morbo di Adison, malattia di Brigh, si chiamino semplicemente isterismo ed epilessia… – trovano la terapia impotente. Ho visto un medico illustre morire di cancro e domandare un rimedio ad una strega di campagna. Dunque io non denigro la scienza e la conquista progressiva della mente umana, e parlo al cuore generoso di quanti medici sanno che l’arte è manchevole anche quando la scienza della cattedra è profonda – e domando il loro ausilio intelligente a partecipare a questo tentativo di psicurgia e taumaturgia rosacruciana o ermetica.
L’uomo ha delle forze in sé che sono terapiche per eccellenza. Sono emesse da noi, nello stato sano, delle invisibili, imponderabili correnti di vita animale che possono in molti casi donare all’organismo dolorante quel tanto di complemento di attività molecolare da determinare una convalescenza. Proviamolo. Mettiamoci al servizio dell’umanità. La scienza dei laboratorii se ne impadronirà dopo. è avvenuto così del magnetismo mesmeriano, diventato oggi ipnotismo in terapia. è un mezzo empirico passato alle università e adoperato a fine di bene. Tutti gli altri rimedii, dalla camomilla al chinino e al mercurio ci son venuti dall’empirismo. Così di queste correnti ermetiche; di queste forze esteriorizzate che il corpo nostro irradia sotto certe impressioni o in certi stati speciali.
è magnetismo lo stesso? è una corrente molecolare di virtù terapica? è una esteriorizzazione atomica di certe elaborazioni periferiche o centrali dell’apparecchio vitale umano? è una emissione amorfa di forza psichica capace di assumere tutte le forme possibili dei medicamenti elaborati?
Non lo so. Non debbo e non dobbiamo saperlo ora.
è oggi innegabile che degli organismi eccezionali, in condizione di sonno patologico o no, chiamato trance o stato di trance, espellono parte di sé stessi oggettivando dei fenomeni di luce, di calore, di moto. Ora luce, calore, moto sono tre elementi di vita. Io affermo che ho sempre ottenuto dei miracoli dove la terapia comune era insufficiente e dei risultati rapidissimi nei casi opposti. Ho detto miracoli: non si creda che io voglia fare il Dulcamara dell’Elisir d’amore. Io non ho risorto dei cadaveri che puzzavano da tre giorni, come Cristo, non ho ordinato a un paralitico per emorragia interna di vincere una corsa podistica, non ho dato la vista a due orbite vuote… ho fatto delle piccole, piccolissime cose che non hanno diritto di essere chiamate miracoli dal pubblico ansioso di spavalderie, ma che sono veri miracoli, per quanto piccoli, per chi pratica la medicina. è il piccolo tentativo della pila per arrivare all’illuminazione elettrica. è il coperchio che il vapore di una marmitta solleva e che da l’idea della macchina a vapore.
Ed ero solo. Ora siamo parecchi. Credo per certi miei calcoli, non so se giusti o meno, che se io solo, come unica pila, ho potuto far suonare un campanello, molte pile faranno suonare una campana a stormo. Il circolo magico di cui presento un’antica figura, doveva esser appunto una serie di focolari psichici che sintetizzavano una mèta a realizzarsi. La nostra scuola farà questo, e sulla sua opera disinteressata, generosa di fratellanza ideale e umana domanda la benevolenza di tutti gli sperimentalisti di buona volontà.
La pace sia con noi. Non rubiamo clienti a nessuno. Dove il medico cura, le nostre forze, se tali le nostre elaborazioni psichiche possono chiamarsi, coadiuveranno alla riuscita. Aiuteremo il medico e costui l’ammalato, o coadiuveremo le medicine prescritte affinché diventino intelligenti al punto di obbedire all’idea e alla buona volontà del terapeuta.
C’è tanta gente che prima non credeva alle forze psichiche o nervose esteriorizzate e oggi vi crede; forse di qui a pochi anni si crederà anche a questo che ora è un paradosso. I grandi uomini verranno dopo di noi.
CONCHIUDO
A S. Remo, nella Villa della Speranza, ho ragionato così:
– Le idee utili fanno cammino malgrado ogni ostacolo e ogni indifferenza, questa idea nostra pregna di molto amore, spoglia di ogni boria, che non lede il diritto di nessuno, che porta un contributo sperimentale alla sapienza umana, farà cammino. Dove noi saremo inefficaci e impotenti verranno le menti più chiare a far meglio. Dice il Filalete commentando la lettera del Ripley a Enrico IV di Inghilterra: Se le operazioni sono regolari e le premesse vere, il magistero ermetico è raggiunto. È a questo che l’integrazione umana deve mirare. Denudato da tutte le follie e le goffaggini dell’empirismo magico, l’ermetismo – come via di pervenire all’ideale della angelizzazione umana – deve tentare di affermarsi nel campo sperimentale e con un fine di bene indiscusso: la medicina integrale o ermetica compie il prodigio della resurrezione alla ragione illuminata.
Io rido se la gente inetta, scettica per inerzia a pensare, dirà che siamo dei perditempo. Non perderemo neanche un minuto, cammineremo provando, saggiando, correggendoci, indagando, ricercando per servirci di una virtù divina che pari il mondo non conosce, nedum exacte sibi similem. Di essa si servirono Lulli, Avicenna, Paracelso, G. B. Van Helmont, Pico della Mirandola, Borri, Cagliostro. Avremo stavolta maggiore fortuna? Di successo in successo arriveremo a Roma per curare le piaghe dei pellegrini apostolici e – chi sa? -gli occhi a Galileo e le scottature a Giordano Bruno.
FINE
Giuliano Kremmerz
NOTE
[1] – Così come dagli antichi rituali.
[2] – Anno 1898 pag.62 e seguenti.
[3]– Errat amor coecus, non est arbiter aequus, Nam deforme pecus judicat esse decus; Quisquis amat ranam, ranam putat esse Dianam, Quisquis amat cervam, cervam putat esse Minervam Quisquis amat lenam, lenam fore censet Helenam Quamvis foedatur, semper placet id, quod amatur.
[4] – La purificazione sacerdotale imposta al neofita era appunto questo mondarsi delle coscienze aspiranti alla luce di ogni suggestione appresa nel volgo. Le feste Thesmoforie istituite da Cerere avevano la preparazione o ritorno all’innocenza; le processioni trasportavano un bambino e un serpente di oro chiusi in una cesta e l’Yauptosia o visione della verità veniva in ultimo con l’apparizione dell’Hierophante svelatore delle cose sacre, vestito come il Demiurgo, il dio moderatore dell’universo, accompagnato dal Sacro messaggero Ermes o Mercurio.
[5] – I fisici sanno che i corpi si riconoscono dal peso specifico, così l’oro, così il rame, così il piombo. Mercurio porta in mano il caduceo (cadosh, separato, è sinonimo di santo ed è anche un grado massonico) che è simbolo di libertà e leggerezza – ermes é interprete libero, per la cui fortuna il peso aveva raggiunta la massima attenuazione, e i Greci lo chiamarono anche Psicopompos, dux manium o condottier delle anime. I Fenici lo chiamarono Cillenio che significa ultima consummatio, la parte più eterea della materia mortale ed immortale.
[6] – La Notte madre del destino, è il dimenticato nell’Ombra.
[7] – Se questa non è la definizione teosofica, certo tutti quelli che vi credono me l’hanno tradotta cosi.
[8] – Astrologia nel senso jeratico è la parola dell’ombra o del buio, altro che stelle!
[9] – Anche i primi cristiani col pesce indicavano il figlio del Padre; Iside Dictinna portava in mano la rete per prendere il pesce. Oculato lettore, vedi un po’ se gli apostoli del cristianesimo furono pescatori per caso o a ragion veduta, e che pesci avevano prima del Cristo pescato.
[10] – Latium, a latendo – tal dissero il cielo nascosto della latinità.
[11] – In meno di un secolo la Francia ha avuto la Teofilantropia di G. B. Chemin, la chiesa di Ménilmontant col padre Enfantin, la chiesa francese dell’Abate Chàtel, Vintras, l’Abate Julio, Boullan e la chiesa gnostica. In Italia appena appena degli eretici scomunicati e del modernismo.
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