Ai Ricercatori della Luce
Il nostro epico inizio!… Molti lettori si chiederanno perché un titolo così magniloquente. A memoria d’uomo, tra gli innumerevoli appellativi usati in campo esoterico per intitolare esperienze diverse e a volte improprie, non è frequente rintracciare espressioni così veritiere ed evocatrici di speranze ed emozioni.
Intenzioni che si traducono in realtà!… è molto che ci pensiamo. Ed è molto che riflettiamo sul diritto di chicchessia di accelerare il cosiddetto progresso delle masse, che sarebbero poi i soliti ingenui che si vorrebbe emancipare coi pasticci di menti contorte o con complicati quanto inutili ghirigori di parole, che non servono ad altro che a ipertrofizzare l’orgoglio e la personalità.
Il nostro percorso iniziatico non ammette alcun proselitismo empirico, esprimendo un autentico bisogno di verità, che si fonde con l’esigenza di un sincero apostolato, intrinseco a ogni sincero ideale di matrice ermetica.
Senza dubbio l’Ermetismo sta lentamente sbiadendo in ogni sua cristallina e luminosa espressione di antichità, abbrutito dalle tante interpolazioni che di originale e produttivo hanno ben poco: ma che al contrario distorcono l’empatica assimilazione della materia ermetica come espressa negli scritti di ermetisti ormai scomparsi e non più in grado di alimentare il bisogno di verità che geme dall’anima dei più sensibili.
Nella nostra epoca il sentimentalismo borghese e i precetti del consumismo più esasperato si sono insinuati in ogni aspetto dell’esperienza psicologica dell’essere umano, finendo per rappresentare i nuovi canoni della morale corrente.
Non molto tempo fa, quando scriveva il Kremmerz, si avvertiva nell’ambiente esoterico italiano la necessità di contrastare l’influenza della Chiesa e dell’ideologia cristiana, divenuta nel corso dei secoli un sistema di controllo sulle masse e un geniale marchingegno di costrizione psicologica sulle anime e sui sentimenti più profondi dell’essere umano.
Il problema che maggiormente preoccupò gli ermetisti del passato fu di realizzare nell’iniziato un mondo interiore di libertà, inusitata e quanto mai innovativa esperienza per chi, da sempre, si era temprato nelle sacrestie della Chiesa, correndo la cavallina sulle ginocchia di sacerdoti spesso ignoranti e superstiziosi.
Si diede così all’Ermetismo una connotazione di scienza empirica, adducendo la giustificazione di una separazione inconscia (sviluppo ermetico) che si sarebbe dovuta conseguire con le pratiche di una magia isiaca innocua quanto filantropica. "Non troppo oltre", si affermava ai tempi del Kremmerz. "Si mutino le espressioni dell’anima" si sentenziava, senza mai stravolgere le connotazioni inconsce dell’iniziato, così da non fuorviarne troppo bruscamente l’evoluzione dal contorto, ma pur sempre esperenziale, modello influenzato dalla morale cattolica.
L’Ermetismo trovò così il modo di proseguire il suo percorso, pur indossando i panni della buona ed eclettica filosofia aperta ai praticanti di ogni religione, dovendo convivere, fino ad un nuovo corso, con i sani precetti e la benevola tolleranza di moralisti e di bigotti.
Il nostro pensiero accetta molte delle poesie del Kremmerz, attribuendole al suo Ermete, dai suoi amici definito maestro perfetto. Oggi però i suoi periodi eccessivamente lunghi e i suoi neologismi alquanto immaginifici fanno sorridere i figli del ventunesimo secolo, accerchiati da forme americaneggianti di pensiero e frenetiche pratiche di vita.
Questa ampia premessa sarebbe probabilmente inutile, se noi della Società Ermetica non avessimo accettato la sfida di trovare in un modo o nell’altro il bandolo della matassa, centrando lo scopo di rivitalizzare il mondo torpido e sonnolento dell’Ermetismo italiano nel modo più ortodosso e consono ai tempi.
Sin dal primo numero della Rivista abbiamo predicato, ripetendolo sino alla stanchezza, che si debbono introdurre nell’Ermetismo moderno idee ed espressioni adatte alla forma mentis dell’uomo contemporaneo, diffidando i militanti del corso passato dall’insistere con le inutili e tediose solfe del diritto solare e dei presupposti osiridei della loro matrice iniziatica.
Il serto di Osiride è nascosto all’occhio del profano e nessuno che si vanti di possedere le giuste credenziali, per sua somma sfortuna in realtà le possiede.
Si può vagheggiare quanto si vuole di purpuree vesti sacerdotali o di arabe fenici che si levano sul capo di molti cacomaestri di oggi, ma la realtà sta nei fatti: l’Ermetismo–Schola di vita giace inerte, occhieggiando mestamente ai nuovi alfieri della grande illusione, intenti a rivestire il Capro Ammonio con gli orpelli di un’improbabile quanto grottesca Sibilla.
Serve dunque il coraggio di iniziare e la forza per imporre le nuove idee. Quello che si fa, lo abbiamo detto, lo si fa per il rispetto dell’ideale ed anche per sostenere, nel modo più opportuno, quanti hanno bisogno di aiuto e che sono delusi dai prodotti della civiltà moderna, aspirando ad un loro ordine interiore come condizione per un percorso di vita sereno e coerente.
Il problema è questo: si possono utilizzare le poesie dell’antichità, ma anche le dottrine, le regole e i principi dell’antichità (se è vero che si tratta di dottrine, di regole e di principi eterni) a vantaggio dell’uomo moderno, facendolo crescere spiritualmente e consegnandogli il destino tra le mani sino a fargli affermare: Faber fui fortunae meae?
Si possono eliminare dalla Dottrina Ermetica le tante illazioni e infamie che l’atroce cattiveria, la furbizia e l’ignoranza di molti cacomaghi moderni hanno attaccato all’Ermetismo, rendendo l’Ars Regia un coacervo di pericolosi veleni, che la disubbidienza di qualche insipido sovversivo si diletta ancora a diffondere tra i servi dell’oscurità?
Se la risposta è positiva, allora urge mettersi al lavoro, non rinviando alle calende greche ciò che è già nella logica delle cose: fare un bagno di umiltà, riconoscendo di non sapere quasi nulla; chiedere l’amistà degli dei e impegnarsi iniziando col non sbagliare, per finire forse un giorno nei bagliori della Luce Ermetica.
Il primo concetto da scandire è che l’Ermetismo rappresenta una concezione complessa e unitaria di tutto l’esistente. A buon diritto esso può essere definito scienza dell’anima, scienza eclettica in quanto sintetica di tutte le verità che ogni Tradizione sapienziale, sia pure con linguaggio diverso, propugna e diffonde nel mondo.
Un eclettismo magico, quello ermetico, che fa a pugni col manicheismo settario di chi pensa che il suo podere sia sempre migliore di quello del vicino, preferendo disputare nella sterile polemica, anziché interrogarsi sulla Verità, che è una e che risplende nella mente sovrumana di chi ha veramente realizzato.
In questa e altre dimensioni esiste un solo Dio, che è Legge di giustizia e che si esprime nelle mille ed una lingua della Torre di Babele, dove comprendere la verità è precluso alla mente imperfetta dell’uomo volgare.
Nel trascendente Mondo delle Cause non esiste che un solo linguaggio, che i claudicanti cercatori dell’Arcano invano si sforzano di penetrare: quello delle menti celerissime che seppero rinunciare ad ogni connotazione possessiva, divenendo Enti nel corpo mistico della Divinità.
Ecco dunque il primo punto: occorre che l’Ermetismo degli anni 2000 impari a rispettare qualunque Tradizione, cogliendo in ciascuna di esse i mille scampoli di verità che costituiscono altrettante tessere dell’immenso mosaico della conoscenza. Mosaico composto dalle miriadi di intuizioni che zampillarono nella fervida mente dei Profeti e grandi Iniziatori, che in ogni epoca si sottomisero alle leggi della carne per insegnare alla turba umana il linguaggio dell’anima e dell’amore di Dio.
Noi non disprezziamo alcuna Tradizione che non sia settaria e illusoria. Crediamo che nell’Oriente e nell’Occidente, dalle remote contrade dell’India alle sponde del Nilo, negli augusti templi di Roma antica come nella patria di Omero, sia brillata nei secoli la Luce di Ermete, trasposta nelle parabole del Cristo come nei saggi aforismi di Krishna, e lungo la storia sino alla meravigliosa epopea templare, ai mistici dell’elegia mediorientale ed ai misteriosi cercatori della Pietra Filosofale.
Noi crediamo in un’unica Tradizione Sapienziale, tramandata nella notte dei tempi da invisibili Messaggeri di Luce, che non calzarono scafandri spaziali, ma furono – e sono – Pensieri dell’unico Pensiero, atomi dell’unico Atomo che è scaturigine dell’Universo e di tutte le cose create.
Noi crediamo nella Fratellanza Universale quale sommo ideale dell’uomo sapiente e saggio, ma ripudiamo il filantropismo di maniera non seguito da coerenti pratiche di vita e da esemplari dimostrazioni di altruismo e di amore fraterno.
Per tale ragione consideriamo l’educazione ai valori della nobiltà d’animo come prodromo essenziale di qualunque ascenso magico e la maturazione psicologica e morale dell’iniziato come una condizione essenziale per l’evoluzione ermetica.
L’educazione all’equilibrio, nell’armonia conseguita a prezzo di un intenso lavoro costruttivo su se stessi, rappresenta il primo e più importante obiettivo da conseguirsi nella strada ermetica, dovendo il discepolo dell’Ermetismo preparare il terreno per la semina interiore.
La costruzione di una identità stabile, raggiunta attraverso la consapevolezza dei risvolti inconsci dell’esistenza, nei suoi tormentati rapporti con la società e la famiglia, costituisce l’utile campo di azione delle pratiche ermetiche, che condurranno il discepolo alla lenta e armonica trasformazione secondo i parametri etici ed esperienziali che sono propri dell’Ermetismo.
Sarà in una mente serena ed equilibrata che dovrà manifestarsi l’Ermete, quando la progressiva emancipazione dell’ermetista lo aprirà alle influenze della sua anima storica.
Allo stesso modo la conoscenza dell’Ermetismo, delle principali Tradizioni Esoteriche e delle massime Religioni dell’umanità, oltre il semplice nozionismo, fornirà al discente la piattaforma culturale che lo porrà in grado di apprezzare l’universalità delle verità ermetiche, poco per volta preparandolo allo sviluppo dell’intuizione frutto del risveglio spirituale.
Il secondo passo nella formazione del discepolo dell’Ermetismo sarà la corretta conoscenza della conformazione occulta del corpo umano, in modo che egli possa interpretare le ricche fenomenologie che si verificheranno durante l’apprendistato magico, divenendo capace di modificare il proprio campo vibrazionale nel modo più confacente alle sue naturali aspirazioni, sia nel campo della terapeutica magica che del lungo processo di purificazione isiaca.
Infine, completata la preparazione, ciascun ermetista sarà individualmente istruito secondo la vera Tradizione Ermetica, in modo da accrescere le potenzialità del suo essere integrale – corpo, anima e mente – rendendosi degno di manifestare nella sua pienezza l’Intelligenza Mercuriale e il suo ricco patrimonio interiore racchiuso nell’anima storica.
In ogni caso l’evoluzione ermetica dovrà esperirsi in una mente sana ed equilibrata, coadiuvando l’essere umano in un’esistenza il più possibile armoniosa, serena e timorosa di Dio, nella consapevole accettazione del proprio destino e della propria missione di vita.
Queste sono in sintesi le nostre idee, che abbiamo espresso tante volte e che ci auguriamo siano penetrate nella zucca dei meno intelligenti. Il problema è come fare.
Ha ancora senso ripercorrere la via delle Fratellanze Rosacrociane, un tempo tanto decantate ed oggi neglette tanto da essere divenute lobbies di potere personale o clubs per inconsolabili dandies, coniati sullo stampino della massoneria deteriore?
E soprattutto: è possibile per l’Ermetista di oggi sporcarsi le mani nell’affabulazione profana, senza che il fango lo travolga anche nell’anima, facendo abortire il suo nobile tentativo e con esso l’illusione di quella piccola missione di Luce? è successo al Kremmerz, con la sua sfortunata Myriam, perché non dovrebbe succedere anche a noi?
La risposta è problematica. La prudenza consiglierebbe di non tentare, lasciando che ognuno si arrangi. Non è forse vero che la suprema saggezza consiste nel non agire, nel non fare, nel non intervenire, lasciando che la Natura segua il suo corso, che l’anima segua il suo corso e che i luminari delle stelle seguitino a brillare nel firmamento a riprova dell’immutabile fissità del Motore Immobile-Dio?
D’altro canto vi è la considerazione che se la Provvidenza ci ha posto nei nostri poveri panni, una ragione ci deve pur essere; e se è vero che siamo diventati ermetisti, anche per questo ci deve essere una ragione: sarà solo per completare il nostro percorso in questa vita?
Di qual tipo di Iniziato necessita il mondo moderno, così protervo nella difesa delle sue conquiste, eppure così terribilmente indifeso di fronte agli enigmi della fatalità, che lo costringe sempre più nei circuiti della violenza, delle guerre e dei soprusi perpetrati in nome della democrazia e della libertà?
Di qual tipo di maestro ha bisogno l’ermetista contemporaneo: forse di un Mejour, fiero e inflessibile nella sua fede adamantina, come lo descrive Bulwer-Lytton nel suo immortale capolavoro?
O egli reclama piuttosto uno Zanoni, eroe ineffabile e perfetto, pronto a sacrificare la sua immortalità nel nome dell’amore, un amore umano, umanissimo, che alla fine lo ripaga indegnamente col tradimento e con la morte?
Forse che l’ingratitudine della sua sposa rende meno meritevole il suo sacrificio agli occhi di Dio, spodestandolo di ogni diritto solare? Al contrario, la sua nobiltà d’animo lo rende ancora più grande, sublimando la sua anima nella follia di un sacrificio forse inutile, ma proprio per questo ancora più sublime e divino.
Noi crediamo che la poesia dell’Amore debba essere la nostra guida e che il diritto della materia sia sacrificabile all’ideale dell’anima e della vera evoluzione.
Allora faremo il salto. Accetteremo il consiglio dei nostri amici più cari, rispondendo alle numerose richieste di aiuto ricevute in questi cinque anni e sistematicamente archiviate in attesa che venissero tempi migliori.
Costituiremo una Fratellanza Ermetica, nella quale possano trovare rifugio gli scontenti della società materialistica, in perenne ricerca di se stessi e della propria serenità interiore: senza pretese e senza alcun interesse che non sia il piacere di stare insieme per servire gli ideali dell’antichità e la volontà di Dio.
Cercheremo così di creare una piccola isola di amore in un mondo troppo occupato ad adorare i falsi idoli del piacere e del benessere materiale, dimenticando che l’uomo non è solo quello che mangia e che possiede.
Sacrificheremo ore del nostro tempo prezioso per allenarci alla preghiera e al silenzio, quel silenzio pitagorico che tarda a trionfare nelle menti caotiche di molti esoteristi contemporanei.
Faremo tutto questo per amore di noi stessi e dei nostri fratelli, utilizzando le energie del risveglio ermetico per aiutare coloro che per fatalità sono richiamati nei circuiti della sofferenza, alleviando le loro pene coi mezzi dell’Arte, ma innanzitutto con la parola affettuosa e la dedizione senza interesse.
Costituiremo una famiglia, uniformando il nostro sentire ai massimi vertici dell’idealità ermetica, sensibilizzando il nostro essere occulto in modo che senta il bisogno di manifestarsi come Ermete, alimentando la mente, sveglia e consapevole, coi tesori della nostra anima storica.
Mai abdicheremo dalla lucidità dell’espressione critica, né rinunceremo alla libertà di essere quello che vogliamo. L’Ermetismo pretende che i suoi figli siano intelligenti e svegli. E che ogni tesoro dell’anima storica si riversi nella coscienza dell’uomo del secolo, che diviene il primo fruitore di se stesso, illuminando il suo mondo con la Luce argentea dell’anima risvegliata e divenendo egli stesso esempio di vita per la sua famiglia e per la società.
La nostra Fratellanza Ermetica schiuderà le porte agli uomini di buona volontà, senza esclusione che non sia dei soli settari, sovversivi ed ipocriti. Apriremo le braccia a chiunque dimostri sincerità di intenti e buona volontà.
La Società Ermetica non possiede segreti da proteggere, né pratiche arcane che possano solleticare la curiosità di furbi e avventurieri.
Il nostro solo segreto, lo spiattelliamo al mondo, è l’amore: quell’amore che crea e che trasforma, il medesimo amore che ispirò gli antichi trovatori e brillò nella divina poesia dell’Alighieri.
Quell’amore che è Forza e che sarà l’unico nutrimento dell’anima storica, perchè alla fine partorisca l’Ermete, che condurrà nella psiche dell’uomo risvegliato le misteriose Volontà del Nume.