Viaggio nella Valle dei Re: La tomba di Sethi I – A.G.
di A.G.Alla Tradizione Vivente
La Cappella Sistina egizia! È con questo titolo ad effetto che molti giornali descrissero il ritrovamento di una delle tombe più ricche di affreschi e bassorilievi della Valle dei Re, la tomba di Sethi I, il sovrano vissuto nell’epoca denominata Nuovo Regno (circa 1500 a. C.). Un Faraone che tentò con tutte le sue forze di riportare l’Egitto agli antichi splendori, anche tramite la sua grande attività di costruttore e restauratore (tra gli altri, il complesso monumentale ad Abydos, con il misterioso Osireion…).
Il ritrovamento della sua tomba è stato prezioso anche per gli studiosi di archeo astronomia: il soffitto è interamente decorato con motivi astronomici, che descrivono pianeti, costellazioni, metodi di misurazione del tempo. I documenti che raccontano dell’astronomia degli Antichi Egizi sono davvero pochi: prima del Nuovo Regno, a disposizione dello studioso ci sono soltanto i coperchi dei sarcofagi dipinti con le “effemeridi” stellari, o calendari cosiddetti diagonali, che indicano le ore, o il soffitto dell’architetto di corte di Hatshepsut, Senmut, anch’esso prezioso documento di testimonianza delle conoscenze astronomiche egizie. E poco altro. C’è il pluri nominato e ultra famoso soffitto del Tempio di Hathor a Denderah ma è di epoca posteriore, e probabilmente riporta anche conoscenze astrologiche con influenze ellenistiche e caldee.
Ma lasciamoci alle spalle la nostra civiltà e proviamo ad entrare nella Tomba di Sethi I con lo spirito di un egiziano…
I nostri occhi, accecati dal sole possente che brucia l’arida terra attorno all’ingresso del monumento, ci mettono un po’ ad abituarsi al buio della galleria. Alla fioca luce della lanterna, i geroglifici dei bassorilievi sembrano animarsi, proiettando strane ombre tutt’attorno. L’immaginazione si perde, la fantasia è stregata dagli antichi incantesimi dei sacerdoti egizi. La teoria delle ore notturne ci prende per mano, insieme alla barca solare che traghetta ora dopo ora senza mai stancarsi.
Le pareti descrivono le ore notturne e il percorso che compie la barca solare durante la notte, oltre ai potenziali pericoli che si potrebbero incontrare sul cammino.
Eccoci arrivati alla camera funeraria. È un tripudio di colori e immagini sulle pareti, uno spettacolo da mozzare il fiato. La mente tace, quando lo Spirito parla. E a parlare, in questa tomba, è la devozione profonda di questo popolo, una vibrazione così intensa da perdurare nei secoli.
Il soffitto è una descrizione accurata di stelle, costellazioni, decani e pianeti. Figurette bianche che spiccano su di una base blu lapislazzulo. Sembra come diviso in due parti, una più geometrica, con la descrizione dei decani, l’altra più figurativa, con un gruppo pittoresco di figure centrali attorniato da due teorie di figure ieratiche ai lati.
La parte geometrica è costituita quasi tutta dai decani, una sorta di orologio notturno che in base alla stella che sorgeva o culminava per dieci giorni indicava un’ora precisa, da qui il nome di decani.
Abbiamo quindi pianeti e stelle. I pianeti sono così denominati:
Stella dell’Est del Cielo (Hur-xuti), o Marte
Stella del Sud del Cielo (Hur-up-set) o Giove
Stella dell’Ovest del Cielo (Hur-ka-pet) o Saturno
Stella del Nord del Cielo (Sebgu) o Mercurio.
Che cosa può sembrare insolito al nostro sguardo moderno? L’attribuzione di un pianeta ad un punto cardinale. I pianeti sorgono a est, culminano a sud e tramontano ad ovest… Tutti. Dunque?
Dunque proviamo a guardare il cielo come lo vedeva un Egiziano. La spina dorsale, l’asse centrale è il Nilo, simbolo in terra della via Lattea, la nostra galassia, il grembo materno che ci ha cullati tutti. Noi guarderemmo a Nord, ovvero con le spalle alle sorgenti del Nilo e lo sguardo diretto alla foce. Gli egiziani invece no. Gli egiziani si orientavano guardando a Sud, e quindi l’Est era a sinistra e l’Ovest a destra. Quello che per noi è Egitto settentrionale, per loro era Basso Egitto, ovvero le foci del Nilo, mentre l’Alto Egitto era quello che per noi è Egitto meridionale, ovvero le sorgenti del Nilo.
In astrologia i punti cardinali oroscopici sono convenzionalmente rappresentati con una croce;
Asse orizzontale: Ascendente (Est, Ariete, primo settore; in analogia con l’equinozio di primavera e l’alba) Discendente (ovest, Bilancia, settimo settore, equinozio di autunno e il tramonto);
Asse verticale: Medio cielo (Zenit, Nord, Capricorno, decimo settore, solstizio d’inverno) e Fondo Cielo (Nadir, Sud, Cancro, quarto settore, solstizio d’estate).
Questo schema, usato in astrologia, ha lo stesso identico orientamento dello schema mentale di un egiziano: se poniamo l’osservatore al centro del cerchio zodiacale (all’incrocio degli assi della croce,) abbiamo est a sinistra, ovest a destra. In alto, ovvero dove rivolgiamo lo sguardo, abbiamo le sorgenti del Nilo, e il Capricorno. In basso, alle nostre spalle, il delta e il Cancro.
In senso archetipico, Cancro e Capricorno, o meglio, visto che probabilmente ai tempi di Sethi I le diciture Cancro e Capricorno erano diverse, solstizio d’inverno e d’estate, che sono definiti rispettivamente Porta degli Dei e Porta degli Uomini. Dalla porta degli uomini provengono le anime dei mortali per incarnarsi, mentre dalla Porta degli Dei si incarnano le anime divine e, forse… escono quelle che sono riuscite a divinizzarsi.
Perché è importante riferirsi al Nilo e farlo combaciare con questa struttura? Per il profondo valore analogico che rivela ai nostri occhi stupiti di moderni. Gli Egiziani avevano una mentalità plastica e l’analogia era il loro modo di conoscere e apprendere la realtà. Tutto ciò indica non che gli Egizi non sapessero distinguere Nord da Sud, ma ciò che dirigeva e orientava a livello profondo la loro esistenza… A qualunque livello di consapevolezza essi fossero, che ne fossero coscienti oppure no, avevano lo sguardo puntato verso le origini. Il Delta del Nilo è la Porta degli Uomini, le sorgenti sono la Porta degli Dei… Agli occhi di un Iniziato, era chiaro che, per compiere il percorso divinizzante, si doveva, analogicamente, risalire il corso del fiume e tornare alle sorgenti.
Fermiamoci a osservare il gruppo figurativo. Sono stelle e costellazioni. Gli Antichi Egizi dividevano dalle stelle che tramontavano le stelle imperiture o circumpolari, quelle che non tramontavano mai. La difficoltà più grande per uno studioso moderno è capire a quali stelle e costellazioni si riferiscono, soprattutto perché non sono riportate con precisione assoluta. Guardiamo a sinistra: lo vedete l’ippopotamo con quel coccodrillo sulla schiena? Dovrebbe rappresentare la costellazione del Drago, che avvolge con le sue spire il Polo Nord, secondo alcuni, secondo altri invece potrebbe essere Boote, o Arturo, la costellazione del mandriano. Anche la figura che rappresenta un Toro non è detto che sia quello che sembra, cioè la costellazione del Toro: potrebbe essere l’Orsa maggiore, anche se la sua collocazione immediatamente sopra Orione\Osiride fa pensare che sia proprio la costellazione del Toro.
Abbiamo, con certezza, Iside, Osiride, Horus e una serie di stelle, tra cui le circumpolari.
Iside, la stella Sirio, alfa canis majoris, come direbbe un astronomo moderno, era fondamentale per diversi motivi. La sua levata eliaca annunciava l’inondazione del Nilo, auspicata e temuta (l’inondazione sarà sufficiente per fertilizzare le terre e sfamarci tutti quanti? Le acque inonderanno anche le nostre case?).
Conoscere gli spostamenti degli astri in cielo, e di Sirio in modo specifico, equivaleva a prevedere, e prevedere voleva dire organizzare in tempo i lavori necessari per sfruttare al massimo l’inondazione delle fertili acque del fiume. E sfruttare bene voleva dire un buon raccolto, e benessere per tutti. La civiltà egiziana nasce e si sviluppa sulle sponde del Nilo, su di una stretta e lunghissima striscia di terra che avvolge l’intero corso del fiume sacro. Quando? Approssimativamente più di 10.000 anni fa, quando in Europa settentrionale ci nutrivamo di quello che si trovava, buttando giù gli alberi per far prima a cogliere i frutti. All’improvviso, nasce e si sviluppa una grande civiltà, che vuol dire astronomia, scrittura, leggi, amministrazione, agricoltura, medicina, arti… Puntare lo sguardo in quest’epoca così remota può essere fuorviante.
Ogni teoria può essere valida, e si può davvero dire di tutto. Sembra essere chiaro, però, che ci sia stato un apporto “esterno”.
Esterno? La nostra mentalità scientifica pensa subito agli extraterrestri e alla disposizione delle Piramidi che riproduce la cintura di Orione\Osiride. Sarà dalla costellazione di Orione che arrivano? O da alfa canis majioris? Ma forse dovremmo guardare in alto con uno spirito diverso. Forse si tratta di un Patto tra uomini e Dei, e questi dei forse non hanno necessariamente bisogno di navicelle spaziali per comunicare e viaggiare… Guardiamoci attorno, osserviamo la Tomba di Sethi I, gli affreschi, la perfezione dell’architettura, le nozioni astronomiche… Sono opera di uomini, uomini certamente diversi dai bruti che sradicavano gli alberi per nutrirsi, uomini che, aiutati da Dio, potrebbero aver risalito il corso del Nilo trovando l’Ankh, la croce ansata di Iside, il segreto dell’Immortalità.
Uomini straordinari, il cui ingegno illuminò e ristorò l’umanità sviluppando arti, scienze, agricoltura, tecnica. Ci piace immaginare che ci sia stato un tempo in cui davvero gli dei vivevano sulla terra, e c’era armonia tra uomini e Spirito.
L’Età dell’Oro è davvero esistita? Chissà… è facile crederlo nella penombra della Valle dei Re, ma anche malinconico se pensiamo alla distruzione che, in nome della scienza e della conoscenza, abbiamo portato a queste stesse Tombe. Affreschi strappati e condotti via, mummie profanate e passate alla Tac, frenetici come cavallette affamate di risposte che non troveremo mai per questa via. Chissà, forse il peccato originario che ha chiuso i cancelli dell’Eden e dell’Età dell’Oro è proprio qui, in questa frenesia di spalancare e guardare, sezionare e soppesare, che ha portato la stessa civiltà egiziana alla decadenza e all’autodistruzione.
Una delle cose più sorprendenti, per la mentalità moderna, è il confronto tra la perfezione dei monumenti in pietra sopravvissuti e la credenza che gli egiziani fossero un popolo tutto sommato primitivo e un po’ naif. Ma come può, un popolo primitivo, lasciare tracce tangibili di una cultura invece sofisticata dal punto di vista tecnico e matematico?
Che cosa sono gli edifici, i templi, i complessi funerari se non testimonianze di conoscenze avanzatissime? Non riporterò calcoli e scoperte che tanto galvanizzano gli studiosi: in calce, c’è la bibliografia e qualche link, alcuni dei quali riportano dettagli sorprendenti che rivelano come gli edifici egiziani erano orientati perfettamente con determinate stelle, che le misure corrispondevano, ad esempio, a frazioni del raggio terrestre (e quindi sapevano eccome che la terra era rotonda, per calcolarne il raggio con un’approssimazione di pochi decimi di arco…). Conoscevano la precessione degli equinozi, e quindi avevano conoscenze astronomiche precise, perfino di zone dell’universo non visibili ad occhio nudo. Come può essere possibile? Il metodo della conoscenza era diverso. L’egizio, mai dimenticarlo, è un popolo che si orienta al contrario di quello che facciamo noi.
Un punto spesso trascurato, forse, è la diversa scaletta dei valori, quello a cui noi diamo importanza. Noi siamo schiavizzati e ossessionati dalla razionalità e dalla scienza al punto da non riuscire nemmeno lontanamente ad immaginare che si possa capire e conoscere in maniera perfetta facendo a meno di scienza e razionalità; non fraintendetemi, senza la tecnica, i calcoli matematici e la razionalità nemmeno gli architetti del più grande dei faraoni avrebbero eretto le Piramidi. La scienza è importante, utilissima, ma sembra assurdo che l’uomo debba sottomettersi a quella che, in fondo, è solo una creazione strumentale del suo ingegno. Nell’antichità non esistevano separazione tra astronomia e astrologia, come accade oggi.
Le conoscenze tecniche erano lo strumento per organizzare la vita quotidiana (vedi i decani, e il Merkhet, che serviva per calcolare l’ora, e così via). Uno strumento, la conoscenza astronomica, prezioso anche per interpretare la volontà degli Dei.
Quali Dei? Di che cosa stiamo parlando? Di creature fantastiche con una testa a forma di falco, coccodrillo o sciacallo? O di una forma di conoscenza esteriore ed interiore adeguata all’epoca e anche all’oggetto stesso di quanto vorremmo conoscere? Anticamente, la scienza degli astri manifestava la volontà degli Dei agli uomini.
La felicità, e l’unico benessere possibile per l’uomo, derivava dall’essere in sintonia con questa misteriosa volontà. Dei… In realtà, come evidenziato da famosi studiosi di Egittologia, gli antichi egiziani erano profondamente monoteisti. Credevano in un unico Dio, ma essendo un concetto difficile da spiegare alle masse preferivano riferirsi alle manifestazioni molteplici del Dio Unico, ovvero gli Dei. E qui, ecco un altro problema che si pone alla mentalità moderna… Quando noi sentiamo parlare di Dio, divinità e volontà divina, inseriamo il filtro di secoli di cattolicesimo.
Misticismo greve e deteriore, che ci impedisce di cogliere la gioia e la vitalità quasi sensuosa con cui l’antico Egizio adorava i suoi Dei. La nostra devozione puzza di rinuncia, di chiuso, di frustrazione o rifiuta se stessa e si volge verso il sospetto e il cinismo, immaginando che dietro la volontà di questo dio ci siano soprusi sociali.
Cosa lontanissima dalla mentalità di un egiziano antico. La divinazione serviva a porre in perfetta sintonia l’essere umano con la volontà dei suoi dei. In un’epoca remota, (alla quale probabilmente nemmeno Sethi I appartenne, visto che dopo di lui, i suoi sforzi continui e quelli della sua discendenza diretta, iniziò un’altra fase di decadenza), in un’epoca remota, Dei e uomini erano uniti e concordi, nell’età dell’oro, un’epoca di grande benessere e prosperità anche materiale.
Solo al nostro sguardo distorto di occidentali cresciuti a ostie e confessioni, la felicità spirituale dell’uomo è separata dal benessere materiale. Oggigiorno, nella scaletta di valori moderna, al primo posto ci sono ricchezza e successo (successo anche come fama, popolarità…), in un consumismo frenetico e vuoto che distrugge soprattutto i più giovani, che finiscono per non rispettare nemmeno il loro stesso corpo, usandolo come strumento per accaparrarsi i beni di consumo all’ultima moda.
Che squilibrio! La dea Ma’at rabbrividirebbe se ci guardasse come stiamo combinati… Questa dicotomia assurda e snaturante non esisteva nell’antico Egitto. Al centro, c’era la propria Integrità di esseri umani completi, compresa la devozione verso gli Dei, ma lo spirito non era separato dalla materia, ed era legittimo aspirare a quello cui si poteva aspirare con il proprio duro lavoro. Certo, gli ingordi e gli arrivisti ci sono sempre stati… Ma la concezione culturale, per così dire, era diversa.
Chissà qual è la direzione verso la quale stiamo andando. Di sicuro, sarà la direzione verso la quale sceglieremo di andare…
Ok, andiamo. Alzo lo sguardo verso la mappa astrale, per ammirare un’ultima volta questa meraviglia. Istintivamente mi chino, allungando la spina dorsale sul pavimento per rendere fisico il mio omaggio alla Tradizione. Il passato non può tornare tale e quale. La Vita è rinnovamento continuo. Le molecole che formavano i primi prodotti organici cambiano legami e orbitali, formano composti biologici sempre più complessi, in un’evoluzione costante che tende verso un fine misterioso e sconosciuto. La luce del sole mi sorprende con la sua forza, il suo calore. Mi fermo, mentre riabituo i miei occhi. Mi sento viva, e felice di esserlo.
In fondo, lo scopo di questo viaggio a ritroso nel tempo è anche poter cogliere un’emozione, vibrare con l’anima come segno tangibile di devozione verso Dio. Siamo polvere di stelle, e lo scopriremo solo risalendo, simbolicamente, il Nilo contro corrente, in cerca di una semplicità e di una purezza che sole ci permetteranno di capire chi siamo davvero.
E dove vogliamo andare. Dove voglio andare? Mi trattengo ancora un attimo sulla superficie arida della Valle dei Re. Vola alto, mi diceva il Maestro! E allora, come un’aquila, spicco il volo, in un empito di amore e commozione per la Vita. Voglio risalire il Nilo. Voglio risalirlo con chi sceglierà di farlo con me per poi… ridiscenderlo, e in un’inondazione di Amore fertilizzare come limo l’aridità della terra brulla di questa modernità schizofrenica e divisa.
Che gli Dei siano con Noi.
A.G.
Bibliografia
Mario Krejis, Ermetismo e Alchimia, Bastogi Editore
Mario Pincherle, L’album dello Zed, Macro Edizioni,
Boris de Rachelwiltz, Egitto magico religioso, Edizioni della Terra di mezzo
Franz Cumont, l’Egitto degli astrologi, Edizioni Mimesis,
Sergio Ghivarello, Studi teorici sulle basi del pensiero astrologico, Nuovi Orizzonti
http://planet.racine.ra.it/testi/egizi.htm
Per gli astrologi precisi e curiosi di sapere perché Mercurio e Giove sono abbinati a Capricorno e Cancro, Renzo Baldini lo spiega egregiamente…
http://www.renzobaldini.it/testi/Cosmol.%20egizia.htm
http://www.renzobaldini.it/testi/Decani.html
http://www.dantevalente.it/biblio/la-125.pdf (l’articolo di Angelo Angelini, riportato da Clara Negri)
http://sphaeracoelestis.altervista.org/Articoli/L_Astrologia_storia_di_una_scienza_antica_-_dalle_origini_all_antico_Egitto.pdf
http://it.wikipedia.org/wiki/Seti_I