Figli di un dio minore – Mario Krejis
di Mario Krejis
Ho ricevuto alcune richieste di chiarimento sui miei rapporti – e su quelli della Società Italiana di Studi Ermetici- con Giuliano Kremmerz e la sua Scuola di Ermetismo.
La Cesnur, nella sezione del sito dedicata alle Religioni d’Italia, al capitolo sull’Ermetismo Kremmerziano, colloca la Società Ermetica tra le organizzazioni di stampo miriamico. Non credo che gli amici della Cesnur si siano presi la briga di leggere qualche mio scritto, cercando di comprendere lo spirito che anima la mia ricerca. Non mi meraviglio. Sono troppo impegnati a cercare il Male, anche dove il Male non c’è.
In fondo mi reputo fortunato. Generalmente gli addetti ai lavori m’ignorano, non ritenendomi degno di particolare attenzione. Il motivo è semplice: mi faccio i fatti miei e non intervengo nelle dispute iniziatiche. Scrivo cose abbastanza scontate e non ho particolari segreti da rivelare. Inoltre non faccio proselitismo, non partecipo a convegni di propaganda e non organizzo corsi di numificazione alchemica per corrispondenza. Buon per me! … Lavoro meno e non devo arrovellarmi il cervello con preoccupazioni inutili.
Ritorniamo al Kremmerz. Se sono un kremmerziano? Ebbene sì, lo sono come tutti i medici si sentono discepoli di Fleming, l’inventore della penicillina; o come tutti gli pneumologi sono seguaci di Forlanini e di Morelli.
Credo che tutti gli Ermetisti italiani debbano sentirsi figli spirituali di Giuliano Kremmerz, che fu per l’Ermetismo ciò che Montale rappresentò per l’omonima corrente letteraria: un ispiratore, un caposcuola e un serio ricercatore.
Per molti anni, dopo la sua morte, il Maestro napoletano fu osannato in quasi tutti gli ambienti esoterici. Più recentemente la sua immagine è stata vilipesa e il suo profilo d’iniziato deformato e frainteso. Ciò si deve soprattutto alla malafede e alla disinformazione.
Perciò esprimerò la mia opinione, cercando di essere obiettivo. Il più grande merito del Kremmerz fu di aver contribuito alla nascita di un Ermetismo aperto a tutti e fuori delle congreghe iniziatiche. Purtroppo egli riuscì solo in parte nel suo proposito, probabilmente per aver incontrato troppi ostacoli o perché, come ammise egli stesso, i tempi non erano ancora maturi.
Ciò non toglie che la sua missione sia stata straordinaria e per questo meriterebbe il plauso di tutti i sinceri ricercatori del Segreto Alchemico. Esiste allora un Segreto?
Chi può dirlo! … Non mi occupo di segreti, ma di verità. E l’unica verità che riconosco è la mia anima. Del resto non mi curo, come dovrebbero fare quanti sono abituati a vedere la pagliuzza nell’occhio altrui, ignorando la trave che trapassa il proprio.
Agli inizi degli anni 80, quando già nuotavo in acque ermetiche, si era da poco estinto l’Ordine Osirideo Egizio che per anni, dopo la morte del Kremmerz, aveva assunto unilateralmente la tutela della Fratellanza di Miriam.
Pochi pappafichi impagliati, con la stanza piena di sigilli e i cassetti zeppi di sterline d’oro, che la Natura si compiacque di indirizzare ben presto verso lidi più torridi e consoni al loro temperamento. La Fratellanza di Miriam era ridotta a sparuti Circoli di praticanti, lasciati in eredità da qualche osirideo ai suoi discepoli preferiti, che però si limitarono a distribuire qualche pratica senza talento magistrale e senza saper infondere, specie nei giovani, l’amore per la Tradizione.
Anzi spesso criticando il Kremmerz, la cui memoria era sottomessa alla maldicenza e all’ignoranza di mediocri burattinai, esperti di ragioneria iniziatica e mestatori d’anime, più che veri Maestri di Miriam. Faccio queste considerazioni senza alcun intento polemico. Il passato è passato.
La Legge Divina recide i rami secchi, quando la linfa dell’amore non circola più nell’albero della Tradizione. Sono i Demoni dei Palazzi, i messaggeri di Seth, incaricati della sistematica demolizione di tutto ciò che è corrotto e che non serve più alla causa divina.
La turpe degenerazione del purissimo ideale alchemico, nelle infime manipolazioni del Corpus (l’Opera iniziatica più importante del Kremmerz) e i terribili veleni distribuiti a larghe mani in quelle righe, sono il monumentale esempio della furia distruttrice della Natura quando è sfidata nelle sue leggi più pure.
Le numerose profanazioni, avvenute dagli anni ’80, furono lo strumento inflessibile del Nargal (la Legge Unica). “Chi pratica nella materia, in essa è destinato a rimanere per i secoli a venire”. E’ il monito del Kremmerz, che prevedeva probabili abusi legati alla profanazione.
Ancora oggi vi è chi pensa che quel testo contenga le vere pratiche dell’Alchimia Spirituale. Forse in minima parte è così. Nel corso degli anni le manipolazioni sono state tante. D’altra parte una mente, impreparata a cogliere le segrete analogie della Natura, non può comprendere il duplice senso della verità.
Bene e Male, bianco e nero, sono gli opposti contrari che coesistono nell’Unità. Chi cerca la Luce, deve prepararsi ad affrontare anche l’Ombra. Com’è vero il contrario. Tuttavia chi nutre solo il nero nell’anima sua, risuonerà con gli aspetti demoniaci della Legge entrando trionfalmente nel campo morfogenetico del Male, che solidificherà nella sua anima come un macigno che difficilmente potrà essere frantumato. Saranno necessarie molte vite.
Ecco perché l’opera di purificazione ermetica è la parte propedeutica di ogni Scala ascendente verso l’Invisibile. Lo stregone deve purificarsi, esattamente come il Mago che si vota al Bene. Entrambi potranno scegliere da che parte stare. Poi vi saranno nuove scelte, altre vite.
L’anima tutto deve provare, il Bene e il Male, perché alla fine essa trionfi nell’unità dello stato di equilibrio, che non è né Bene né Male, ma li comprende entrambi. Tuttavia la strada dell’evoluzione può durare molti secoli. E le catene che possono essere serrate al collo di un imprudente sono lunghe.
Chi contrae patti anche taciti con le Forze del Male, dovrà espiare prima che Dio consenta che quel patto si rompa. Un gesto incauto, compiuto con leggerezza, avrà sempre pesanti conseguenze. Credo di essere stato chiaro.
Torniamo al Kremmerz. L’effetto delle profanazioni del Corpus, che inizialmente aveva lo scopo di far progredire le anime, fu di accelerare la fine di un periodo storico. E, con le speranze di molti osiridei, finirono nel calderone del Male anche molti ingenui. Persino il più innocente dei cadetti può finire ucciso, quando la battaglia infuria e la legge biblica dell’occhio per occhio ha il suo trionfo. Le mie parole suoneranno forse esagerate. Chi, con un po’ di sale in zucca, potrebbe esprimersi come me?
Il Kremmerz non fu il Maestro che molti si aspettavano. Non risuscitava i morti, non levitava come san Giuseppe da Copertino, non digiunava fino all’anoressia, né declamava i sonetti di San Francesco. La sua vita terrena fu tempestata di errori, di cadute e di risalite, come la vita di tutti.
Persino la sua morte fu normale. Morì di ictus cerebrale. Non vennero gli Angeli del Signore, per trasferirlo sul carro di Elia nel cielo dei Numi. Il misticismo cristiano contagia anche la Scienza di Ermete. Come un santo della Chiesa, un Maestro dovrebbe fare miracoli e vivere fuori dal mondo, esperendo la vita da una dimensione superiore.
Tutti gli iniziati che fondarono Movimenti Spirituali ebbero un’esistenza per molti versi comune. Furono uomini come tutti gli altri, almeno in apparenza, nei Paesi dell’Occidente più che nelle mistiche terre d’Oriente, dove la vita contemplativa è l’unica alternativa a un’esistenza di stenti e di passività.
E comunque in Oriente devono incarnarsi gli Spiriti bisognosi di silenzio, che hanno necessità di svilupparsi nell’astrazione e nell’annullamento della personalità. Come accadeva un tempo in Europa, in alcuni Ordini monastici, e come ormai non accade più.
Chi s’incarna nei Paesi del frettoloso Occidente, ha al contrario bisogno di esperire la vita, di temprarsi nel divenire delle forme, nel gioco delle contraddizioni, nella socialità e nella competizione esasperata. Il fine è di conquistare la stabilità giungendo attraverso l’equilibrio, conquistato nella sofferenza, a intravedere il Sole del Dio individuale.
Nell’uno e nell’altro caso, in Oriente come in Occidente, il senso della strada spirituale è di esaurire il Karma, cioè la catena ininterrotta di casualità che tengono avvinta l’anima nel gioco degli opposti che sempre, come si è detto, bisogna ricondurre all’unità. Perché solo nell’unità può esistere l’identificazione dell’anima con i suoi Principi Superiori.
Nell’anima che abbia conquistato il suo Stato Mercuriale, estrapolando dall’esperienza le forze che sottendono i fenomeni, armonizzandole in un dipolo funzionale equilibrato, c’è la radice del potere interiore e la possibilità di modificare se stessi.
Solo quando l’iniziato avrà fatto tacere il rumore delle sensazioni e dell’attività mentale caotica, il Principio Intelligente potrà ascendere i Piani e la sua coscienza si espanderà, sino ad attingere a piene mani all’Inconscio Collettivo.
Se Giuliano Kremmerz sia stato o no un Maestro, è un falso problema. I Maestri sono solo uomini, se vogliamo con anime più antiche e progredite nel campo della consapevolezza e dell’integrazione spirituale.
Ogni uomo è una stella, ghignava Aleister Crowley. Vi sono nell’Universo stelle più grandi di altre, comete che traversano lo spazio infinito e incrociano piccoli asteroidi e sciami di meteoriti. Entrare nell’orbita di una di quelle stelle significa seguirne la traiettoria, assorbendone la forza e il magnetismo.
Un’anima antica torna sulla terra per completare il suo percorso spirituale e per esaurire il suo Karma, prima di abbandonare definitivamente la dimensione terrestre. Occorre essere realisti e ragionare con obiettività.
A parte i grandi fondatori di Religioni, come Cristo, Budda o Maometto, se si osserva la realtà, si nota che la maggior parte dei cosiddetti Maestri Spirituali, al massimo del loro splendore, contarono solo qualche migliaio di seguaci. Troppo pochi per cambiare il mondo: piccole gocce nel mare magnum dell’Inconscio Collettivo, minuscole forme tra miriadi di altre forme, destinate a essere riassorbite nel ribollire della Mente Planetaria.
E’ l’aspetto illusorio del Misticismo: il bisogno dell’uomo di credere nell’assolutezza dell’Idea, la trasposizione sul piano spirituale dei bisogni interiori di un’umanità sempre più insicura e timorosa della morte.
Il Maestro Kremmerz era una stella, tra le tante comete che solcano l’Universo. Occorre correggere il tiro, tralasciando la facile critica per cercare l’idea di evoluzione su altri piani.
Il Sé dell’uomo, la sua parte più elevata e solare, deve costruirsi una nuova identità terrena. I succubi dell’idea aristotelica credono nella personalità e spendono tempo prezioso nel tentativo di realizzare, attraverso la Religione, l’identità della loro parte divina (Sé) con il loro Ego.
Tuttavia il Dio individuale (Nume) non ha bisogno di crescere o di evolversi. E’ già perfetto e immortale. L’anima – il prodotto della vita sulla Terra – è la sola parte che può trasformarsi e cambiare, per giungere alla fine a identificarsi con il Nume, cioè con la parte più elevata e immortale dell’essere umano.
Non esistono Maestri capaci di produrre dei risvegli miracolosi o delle straordinarie metamorfosi. Forse questa mia affermazione potrà turbare qualcuno, ma resta da dimostrare il contrario. Coloro che assumono la responsabilità dell’ascenso di persone non pronte per il cambiamento, andranno incontro a grandi delusioni.
Modificare il Dio in sè non è possibile. Si può invece accrescere la propria consapevolezza, mirando alla progressiva integrazione dell’anima col Nume, che proviene da Dio e s’interessa alla vita dell’uomo solo se questi si rende degno di trasferirlo nella sua coscienza.
L’evoluzione spirituale è la consapevolezza dell’origine divina dell’intelligenza umana. Portare in alto la coscienza, dalla semplice coscienza corporea a una consapevolezza superiore, significa estendere il proprio senso interiore all’Invisibile, ossia a ciò che non vediamo ma che per noi sicuramente esiste.
E’ il bisogno di evolvere che differenzia un discepolo dall’altro e che sancisce il successo di un percorso spirituale. Possiamo quindi rielaborare il concetto di Maestro, alla luce delle considerazioni fin ora espresse.
Qualsiasi candidato alla Strada Spirituale, che avverte l’ansia d’ulteriore, sente il richiamo all’unità. Si tratta spesso di un evento karmico, legato alle trasformazioni intervenute in precedenti incarnazioni e trasmesse nel proprio DNA spirituale come un istinto irresistibile al cambiamento. Chiunque sia in tali condizioni di predisposizione, può entrare in risonanza con una determinata Tradizione e provare attrazione per i suoi contenuti o per il Saggio che meglio rappresenta quel patrimonio di conoscenze.
Inizialmente il neofito entra in risonanza con alcune affermazioni, che per altri possono essere irrilevanti. L’anima vibra, il sentimento divampa, esattamente come l’attrazione, la riconoscenza, l’amore, per effetto delle parole di quel particolare iniziato che egli riconosce come Maestro.
E’ il segnale che il processo di ascesi può iniziare. A tal punto il discepolo è solitamente iniziato. E’ cioè immesso in una Corrente, in un Campo Morfogenetico più ampio, entro cui la sua coscienza dovrà lentamente espandersi, acquisendo gli strumenti informativi che gli consentiranno di decifrare la sua realtà interiore.
Quindi, in principio c’è la risonanza. Si può risuonare con una Tradizione o con un’altra. Si può essere attratti da un Maestro o da un altro. All’inizio chi compie la scelta è l’anima, in base alla maturità acquisita nelle vite precedenti. Poi la primitiva attrazione dovrà gradatamente svilupparsi e diventare amore, o potrà estinguersi nell’apatia e nell’indifferenza.
Vi sono persone predisposte, con un Uomo Storico antico, che hanno già percorso una strada spirituale, non necessariamente l’Ermetismo. Esse sentiranno fortissima la suggestione della risonanza. Per loro percorrere quella strada sarà un imperativo al quale non potranno sottrarsi.
Tuttavia anche anime meno mature possono essere attratte. Sono i casi più frequenti e anche i più difficili. Infatti, l’iniziale fervore dovrà essere continuamente alimentato dalla fede, dalla lettura di testi di spiritualità, dal pensiero costante e soprattutto dalle Ritualità che ogni Tradizione riserva ai suoi più solerti ascritti.
Praticando, l’iniziato sarà certo di rendere continuo il suo apprendimento sul piano empatico e vibrazionale. Egli scoprirà nuove verità, che risuoneranno in lui con sempre maggiore intensità e attraverso la compassione estenderà la sua coscienza, fino a ottenere un significativo mutamento. Poco per volta sentirà nascere un sentimento di amore e la sua devozione aumenterà.
L’amore è il segno inequivocabile del suo progresso spirituale, della sintonicità della sua percezione, che abbraccerà orizzonti sempre più vasti. Tuttavia questo tipo di iniziato è il più difficile da aiutare. Non ancora maturi per un’evoluzione superiore, questi Figli di un Dio minore alternano periodi di entusiasmo, in cui sembra che brucino le tappe, con altri più frequenti e lunghi in cui la loro personalità (e soprattutto la loro Ombra) riprende il sopravvento sull’anima, ricacciando indietro le sensibilità appena acquisite.
E’ una danza snervante, che fiacca la volontà dell’iniziato e lo sprofonda nella sfiducia. In tali casi non si è ancora compreso il vero valore della preghiera; o può darsi che le influenze inconsce e caratteriali siano tanto poderose da inibire l’entusiasmo e la fiducia nel Maestro.
Questa fase può durare molto a lungo e generalmente finisce con l’abbandono della strada spirituale; o con la nascita di atteggiamenti di saccenza e di falso scetticismo, che fanno da puntello alla delusione di un risultato mancato.
In tali circostanze il Maestro non può (e non deve) fare nulla per aiutare la persona che gli sta di fronte e che non si rende conto di ciò che gli accade. Se egli intervenisse, alimenterebbe la falsa personalità del discepolo, che ha seppellito nell’assuefazione e nel dubbio ogni autentica propulsione alla spiritualità.
Comunque non sempre è così. Pochi ce la fanno. Ciò però non dipende quasi mai dal Maestro. Un importante trauma emotivo che disturbi l’equilibrio psicologico o un amore sconvolgente, può ridestare la vibrazione interiore ormai affievolita, riportando l’iniziato nell’orbita di Ermete.
Il Maestro è l’uomo che ha il potere di risuonare con l’anima del discepolo e con cui questi risuona. Tale risonanza dovrà essere diretta al risveglio spirituale, cioè all’evoluzione della consapevolezza.
Ci sono tanti Maestri quanti sono i potenziali discepoli. Ognuno è destinato a trovare il Maestro più adatto alla sua conformazione interiore nel momento in cui inizia il percorso. Le possibilità di trovare una siffatta persona, cioè realmente evoluta, non sono in vero molte. L’uomo moderno ha poco tempo da dedicare alla ricerca e vorrebbe sempre il piatto pronto. E poi non sempre l’attrazione scatta istantaneamente: bisogna muoversi, chiedere in giro.
Oggi s’incontrano molti personaggi interessati al potere e al denaro, che usano il mezzo della suggestione per acquisire nuovi seguaci. Scrivono libri, fanno corsi pratici, danno istruzioni e suggerimenti facendo leva sugli aspetti più accattivanti che il senso comune (e l’ignoranza) attribuisce a tal tipo di percorso (Magia, Spiritismo, Tantrismo, ecc.).
Nascono così attrazioni temporanee, fascinazioni telematiche e percorsi su Facebook destinati a finire alla prima delusione. L’errore è credere che la Strada Spirituale sia qualcosa di oggettivo. Una persona accetta un personaggio come Maestro e riceve istruzioni e pratiche. Ciò dovrebbe essere sufficiente. Si tende invece a rendere passivo il nuovo entrato, approfittando della sua iniziale apertura. L’effetto sarà che questi creerà sempre nuove barriere improntate alla diffidenza e alla paura, che susciteranno in lui sfiducia e sofferenza ostacolandone il progresso.
Nei casi più fortunati, il discepolo avanzerà invece nel processo maturativo fino al massimo consentito dalla sua Tradizione. In seguito si aprirà a nuove sensibilità. Ecco perché nell’Ermetismo si afferma che quando il discepolo è pronto, il Maestro si presenta. In realtà è vero anche il contrario. Ogni Maestro, ancora in corsa per la sua evoluzione, troverà i discepoli più adatti a lui.
Insomma anche l’iniziazione, come qualunque altra cosa, è un processo naturale, che si sviluppa secondo le stesse leggi che presiedono all’evoluzione nell’universo formale. Alla luce di ciò, Giuliano Kremmerz fu un grande divulgatore della Dottrina Ermetica.
I suoi scritti, soprattutto il Mondo Segreto, sono disseminati di profonde verità, di sorprendenti analogie in grado di suscitare l’emozione di chi è predisposto facendolo vibrare nell’anima e aprendo un varco nel suo inconscio, attraverso cui fluiranno i ricchi contenuti dell’Uomo Storico, che assumerà un ruolo sempre più decisivo nella sua vita.
Attraverso quel varco, altre informazioni emergeranno di cui l’iniziato non aveva contezza, nuove sensibilità si affermeranno, forti correnti di amore invaderanno la sua anima morale conducendolo nel regno di Ermete. Tuttavia, se aprire quella porta è merito del Maestro, mantenerla aperta sarà compito dell’iniziato.
I Riti ermetici sono i puntelli che reggono l’architrave della verità. Le virtù e le buone pratiche di vita saranno il dolcificante che renderà appetibili le virtù cui ogni iniziato deve tendere: la fede, l’equilibrio e la serenità.
Amici miei, l’anima è l’uomo. Non guardate inebetiti il cielo. Riuscireste solo a vedere i dischi volanti delle vostre illusioni. Siete qui, sulla Terra, e qui resterete.
Nessuno vi farà sconti, nessuno vi regalerà la vita eterna senza che versiate lacrime e sangue. Ma il paradiso dovete cercarlo nella vostra vita.
E’ in questa vita che dovete migliorare voi stessi, perché ciò che realizzerete in Terra, sarà confermato anche in Cielo. Apritevi al vostro Uomo Storico. E amate il vostro Maestro, che per primo aprì il vostro cuore e vi donò la vostra personale sinfonia. Vi auguro che sia davvero così.
Kremmerz fu un grande Maestro? Chi risponderà di sì, vorrà dire che sente e ama come lui. Chi invece affermerà che non è vero, non sia troppo severo col buon Ciro Formisano. Egli risvegliò tante anime, più intelligenti ed evolute di altre.
Potrebbe farlo anche Krejis? Io sono un caso a parte. Amo l’Ermetismo e scrivo per me stesso. Non ho sposato nessuna missione. Ho capito, forse troppo tardi, che le missioni servono all’uomo, non all’iniziato e tanto meno a Dio.
Allora ognuno faccia ciò che può e ciò che sente. E’ l’unico consiglio che mi sento di dare.
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